Coronavirus, spunta una soluzione: test per scovare gli immuni e “liberarli”

2 Apr 2020 15:00 - di Leo Malaspina

Un test per scovare gli “immuni”, le persone che hanno avuto, in modo asintomatico il coronavirus, e ne sono usciti senza danni. Potrebbe essere questa una soluzione al “blocco totale” di persone e industrie, secondo la scienziata della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. Che dice: “L’unico modo per poter tornare alla normalità il prima possibile, ma sempre gradualmente, sarebbe poter sapere con certezza, attraverso il test di immunità, chi ha già contratto il virus». Secondo Vox, la conoscenza di quanti abbiano già avuto il coronavirus in maniera asintomatica potrebbe rallentare la pandemia globale.

Un certificato di immunità al coronavirus

Un certificato di immunità a Covid-19 ottenuto grazie a un test del sangue made in Italypotrebbe rivelare chi può riprendere il lavoro(e la vita). Senza rischi far ripiombare il Paese in una seconda ondata di casi di Covid-19. Anche in Italia si segue questa strada. “Abbiamo già il test, ma prima di produrre il kit dobbiamo procedere alla sua validazione. Abbiamo avviato la richiesta per usare il siero dei pazienti, ci siamo rivolti a Comitato etico del nostro ateneo e, in collaborazione con le Molinette, proporremo una sperimentazione unica a livello regionale per ricevere i sieri dei pazienti. A quel punto serviranno 7-10 giorni per avere le risposte”. Il team di Sergio Rosati, ordinario di malattie infettive del Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università di Torino, ne parla con ottimismo.

Un milione e mezzo di immuni nel paese

Le risposte ottenute dalla sperimentazione “ci permettano di arrivare a uno strumento per questa sorta di certificato di immunità. A fronte di oltre 100 mila casi in Italia, si stima che ci siano in giro più di un milione e mezzo di immuni senza saperlo. Dobbiamo scovarli per ripartire. I primi a beneficiarne – riflette Rosati – potrebbero essere i sanitari: come categoria sono i più esposti: sapere di aver sviluppato gli anticorpi a livelli tali da essere protetti, potrebbe aiutarli a lavorare adottando sempre tutte le precauzioni, ma con più tranquillità”. Il test a Torino già c’è. “Siamo partiti un mese e mezzo fa con questa idea, vedendo ciò che era successo in Cina, ma all’inizio ci davano poco retta. Adesso – riflette l’esperto – tutti ne parlano. Nel frattempo siamo riusciti a sviluppare due proteine del virus Sars-CoV-2 in forma ricombinante: una vede gli anticorpi protettivi, l’altra sembra più sensibile”.
Nulla a che vedere, ovviamente, con l’immunità di gregge di cui ha parlato Boris Jhonson nel Regno Unito.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *