Coronavirus, in Italia oltre 21mila decessi. Aumentano i guariti. I positivi in più sono 1127
Salgono a 21.645 i morti in Italia dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Secondo i dati forniti dalla Protezione Civile nelle ultime 24 ore hanno perso la vita altre 578 persone. I casi attualmente positivi sono 105.418, con un aumento di 1.127 unità. Ieri erano stati 675. Calano però le persone ricoverate con sintomi (368 in meno rispetto a ieri per un totale di 27.643) e quelle in terapia intensiva (-107 per un totale di 3.079). In isolamento domiciliare si trovano 74.696 persone. «Il 71% dei pazienti affetti da coronavirus si trova a casa in isolamento domiciliare». Lo ha detto il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Angelo Borrelli nel corso del punto stampa quotidiano. I guariti sono in tutto 38.092, di cui 962 nelle ultime 24 ore. I casi totali dall’inizio dell’emergenza sono 165.155. In tutto, sono stati eseguiti 1.117.404 tamponi.
Coronavirus, Borrelli: raccolti 125 milioni
«Sul conto della Protezione civile abbiamo raggiunto oltre 125 milioni di euro, ne sono stati spesi più di 31 milioni per l’acquisto di dpi e ventilatori – ha detto Borrelli – Domani partirà il terzo contingente della task force di medici arruolati dalla Protezione civile. Il gruppo è formato da 71 medici che andranno nelle regioni più colpite. Della task force della Protezione civile sono già in campo oltre 200 medici e oltre 200 infermieri».
Guerra: le raccomandazioni dell’Oms sul coronavirus
«La raccomandazione dell’Oms permane per quanto riguarda le persone che camminano per strada: usare le mascherine è fuori dalle raccomandazioni. Può cambiare la previsione su un raggruppamento di persone in luoghi chiusi». Lo ha specificato Ranieri Guerra, direttore vicario Organizzazione mondiale della sanità (Oms), rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa alla Protezione civile a Roma, sul problema delle forniture di mascherine.
La Lombardia sarà la regione pilota
«Le cose cambiano con il tempo e si apprendono diverse nozioni, si sa molto di più dell’andamento epidemico. La valutazione del rischio è la procedura essenziale per capire che cosa può riaprire e in base a quali prerequisiti permettere la riapertura. Intendiamoci, è vitale per la struttura economica del Paese riaprire, ma occorre stabilire il rischio per ridurlo a zero prendendo misure specifiche. La Lombardia sarà la Regione pilota di quello accadrà nelle altre Regioni, credo che in qualche misura debba essere cauta e valutare con estrema attenzione la quantificazione di questo rischio». Lo ha specificato Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa alla Protezione civile a Roma, sul possibile avvio della riapertura delle attività lavorative in Lombardia il 4 maggio.
Valutazione stato immunitario lavoratori
Guerra, poi rispondendo alle domande dei giornalisti ha parlato dello stato immunitario. «Stiamo valutando la durata dell’immunità, al momento non la conosciamo. Pensiamo che l’immunità sia durevole, ma quanto può durare è tutto da verificare. Ci sono almeno 4-5 test sierologici che verranno valutati dal commissario Arcuri. Potranno essere adottati per un campionamento della popolazione, in modo da comprendere se una persona è immune». E poi ancora: «Stiamo cercando di fare una valutazione del rischio molto precisa, tenendo conto non solo della singola attività lavorativa, ma della filiera e dei trasporti. Occorre valutare, nel caso della riapertura, lo stato di salute dei lavoratori, determinarne l’appartenenza a una classe di età a rischio, comprendere molto bene lo stato immunitario e la suscettibilità del contagio».
Borrelli sulle Rsa
«Sul tema dei decessi nelle Rsa l’Istituto superiore di sanità sta facendo un’indagine approfondita. Ed è a quella indagine che potremmo fare riferimento per avere delle risposte su quello che è accaduto». Così ha risposto Borrelli a una domanda sull’emergenza nelle Rsa. «Come Dipartimento nazionale, in supporto alle sanità regionali, stiamo inviando i nostri infermieri e i nostri medici nelle Rsa. L’emergenza che oggi c’è sul territorio è a livello di medicina territoriale. E non a livello di ospedali. Questo è quello che è stato rappresentato anche dai direttori sanitari delle diverse regioni con cui i mi interfaccio per inviare il personale sanitario».