Conte spegne lo sport. I calciatori possono solo correre nei parchi. Lo sconcerto di Acerbi
“Sono un calciatore, cerco di giocare bene a calcio e svolgere il mio dovere. Non voglio far polemica, parlo a nome di tutti i miei colleghi, non capisco però perché non posso andare a correre nel centro sportivo, che rispetta tutte le norme di sicurezza, ma posso farlo in un parco pubblico. A Formello saremmo ancora più sicuri, francamente non capisco il perché di questa scelta: la salute conta più di tutto”. Sono le parole del difensore della Lazio, Francesco Acerbi, ospite di ‘Lazio Style Radio’, sulla ripartenza del mondo dello sport dopo il lockdown per l’emergenza covid.
“Rispettiamo le indicazioni del governo e ci arrangiamo come possiamo, ma dato che abbiamo la fortuna di avere un centro sportivo enorme è un peccato non poterlo utilizzare -prosegue-. Gli allenamenti per noi sono importanti, le distanze di sicurezza ci sarebbero e non andremmo contro il nuovo decreto. Ci ha lasciato sbalorditi questa decisione, siamo abituati a muoverci, è il nostro lavoro”. “Adrenalina, competizione ed obiettivi fanno parte di noi, rimanendo a casa soffriamo molto, così come le altre persone. Ora che in sicurezza c’è la possibilità di correre nei parchi non vedo perché non poterlo fare all’interno del centro sportivo. Non è un creare polemica ovviamente, ma solo un capire perché i parchi sì ed i centri sportivi, che sono più sicuri, no. Se ottenessi una risposta adeguata l’accetterei, perché è il governo che decide. Il problema è che questa risposta non è arrivata, parliamo di una domanda legittima”, chiarisce Acerbi.
“Abbiamo la fortuna di avere a disposizione tanti campi e tanti spogliatoi, potremmo allenarci spalmati in vari orari, non ci vedremmo neanche. Sarebbe una mezz’ora di corsa, niente di impegnativo. Nessuno vuole andare contro il governo, conosciamo e rispettiamo una situazione che ha generato tanti morti, vorremmo solo sapere il perché non possiamo svolgere al meglio il nostro lavoro”, sottolinea il difensore della Lazio. “Il calcio poi è un’industria importante del Paese, muove tanti soldi. Avrebbe anche un importante ruolo sociale, è lo sport più amato. Quindi è normale che ci sia più voglia di riprendere, tutti noi vogliamo farlo nel modo giusto nel rispetto di tutti, anche dei morti. Andrebbe quindi fatto ripartire”, conclude.