Al Senato è bagarre sulle mascherine. Calderoli: «O la mettiamo o ce ne restiamo a casa»

8 Apr 2020 15:55 - di Marzio Dalla Casta
Senato

L’aula del Senato al tempo del coronavirus somiglia a quella di una scolaresca ad un minuto dal trillo fatale, quello che annuncia la fine delle lezioni e il sempre agognato “tutti a casa”. La differenza è che l’uscita da Palazzo Madama è realmente di sicurezza. Meglio, lo è diventata dopo che molti senatori si sono rivelati refrattari alla mascherina. A Montecitorio tanta insofferenza non avrebbe sorpreso. Al Senato sì. Dopotutto, è la Camera Alta. Anzi “di raffreddamento“, come piace dire ai costituzionalisti per indicarne la saggezza a sua volta derivante dall’età, la senectusda cui appunto il termine senato.

Proprio mentre il Senato discute il “cura Italia”

Altri tempi. Oggi il Senato è tutt’altro che la villa arzilla del passato. Prova ne sia l’energia profusa dalla presidente di turno Anna Rossomando per convincere gli onorevoli colleghi a rispettare le norme che essi stessi hanno imposto agli italiani. «Colleghi per favore, lo so che non è facile, ma cercate di mantenere le distanze e usate le mascherine…», si è sgolata la poverina manco fosse la supplente della sesta ora. Ma invano. Non le è servito neppure interrompere il grillino Daniele Pesco, relatore in aula del decreto “Cura Italia“. Alla fine è dovuto intervenire un verità autorità del posto come Roberto Calderoli. Il leghista l’ha buttata sull’epica: «Colleghi, chi è senza mascherina, non è un eroe ma rappresenta un pericolo per tutti gli altri che invece la portano».

Mare di flash in aula per immortalare chi non la porta

Poi, però, ricordando una sua vecchia battaglia contro gli indumenti superflui ha subito puntato a prendere due piccioni con una fava: «Se è obbligatoria la cravatta, decidiamo che per questo periodo e solo per questo periodo sia obbligatoria la mascherina». Che è come proporre uno scambio alla pari: prima sparirà il virus, prima il Senato si affrancherà dalla schiavitù del nodo di seta sotto il colletto. Può interessare? Pare di no. I i riottosi non indietreggiano. Ecco allora l’appello finale: «Se la mettiamo tutti, possiamo evitare di diffondere il virus. Diversamente ognuno è libero di starsene a casa…». Fioccano gli applausi e i «bravo!». «Ha interpretato il pensiero di tutta l’Aula», è la riconoscente dedica della Russomando. Nel frattempo si è aperto il fronte dei senatori che fanno i flash ai colleghi senza mascherina. Dopo ne posteranno lo scalpo su Facebook. In verità non si potrebbe. Lo ricorda anche la Russomando: «Colleghi, è vietato fare foto». Ma chi la sente più…

 

 

 

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