Apr 15 2020

Antonio Pannullo @ 17:36

15 aprile 1944: uccidendo il 70enne Gentile i partigiani mostrarono il loro volto anti-italiano

Oggi ricorre l’anniversario di uno dei crimini più odiosi dei partigiani. L’assassinio di Giovanni Gentile, un filosofo di 70 anni la cui unica colpa era quella di essere fascista. Ed era uno che al fascismo aveva dato tantissimo. Mite, colto, equilibrato, studioso, autorevole, conciliante: questo era Gentile. Ma anche convintamente fascista, tanto che aderì alla Repubblica Sociale italiana per ribadire il giuramento fatto venti anni prima. Ed è questo che i partigiani rossi non gli hanno mai perdonato.

Gentile rimane un gigante nella storia d’Italia

Gentile è un gigante nella storia d’Italia. Ministro, senatore, filosofo, docente universitario, accademico d’Italia, fondatore della enciclopedia Treccani, autore della riforma della scuola, e molto altro ancora. Su di lui si sono scritti trattati, libri, articoli, saggi, ma il suo assassinio non è mai stato condannato ufficialmente dalla sinistra né dai suoi intellettuali. All’epoca, il Partito Comunista non condannò l’omicidio, anche se l’efferato assassinio divise il fronte dei partigiani, che peraltro era egemonizzato dal Pci.

L’assassino di Gentile ebbe pure la medaglia d’oro

Il suo assassino, Bruno Fanciullacci, “Massimo”, in seguito ebbe pure la medaglia d’oro al valor militare, con una motivazione del tutto edulcorata delle sue azioni da terrorista. Alcuni comuni toscano gli hanno intitolato vie e dedicato strutture, compreso quello di Firenze dove il 15 aprile due partigiani spararono all’anziano filosofo inerme. Fanciullacci faceva parte dei Gap, il gruppo guerrigliero organizzato dal Pci dopo l’8 settembre. I Gap non erano una forza militare, ma un gruppo che compiva attentati, sabotaggi, azioni contro gli eserciti regolari nemici. Azioni eroiche come quella di via Rasella, per intenderci. Come vogliamo chiamarlo?

Il partigiano sopravvisse di poco alla sua vittime

“Massimo” si distinse da subito per il suo carattere violento e sanguinario. Partecipò in prima persona ad attentati contro esponenti della Rsi o presunti collaborazionisti. Dopo appena sei giorni dall’omicidio di Gentile, partecipò all’attentato contro Bruno Landi, noto fascista fiorentino, che rimase ferito. Pochi giorni dopo finì a Villa Triste, da dove lo liberarono armi alla mano altri partigiani. Nel luglio continuò con le sue azioni violente e illegali, fino a che rientrò il galera, grazie a una delazione non si sa di chi. Certo non dei fascisti. . Morì per una raffica di mitra di un milite fascista mentre tentava di fuggire.

Un attentato terrorista preparato con cura

Così il carnefice di Gentile non sopravvisse di molto alla sua innocente vittima. L’assassinio fu preparato con grandissima cura, cosa che i comunisti hanno sempre fatto nelle esecuzioni di chi non la pensa come loro. Gli orari di Gentile furono esaminati, così come i suoi spostamenti. Ma va detto che il bersaglio era facilissimo, perché non aveva scorta e girava disarmato. Quel giorno Fanciullacci e tale Igniesti attesero Gentile davanti la casa dove risiedeva, alla Salviatina sotto Fiesole. Si avvicinarono con dei libri sottobraccio all’auto in cui Gentile stava tornando a casa. Scambiandoli per degli studenti, Gentile abbassò il finestrino per ascoltarli ma ricevette subito una raffica di colpi.

Come al solito, dopo l’assassinio fuggirono

I due poi si dileguarono in bicicletta e si nascosero a casa del pittore Ottone Rosai, che stigmatizzò duramente l’accaduto. La rappresaglia fascista fu fermata la sera dalla stessa famiglia di Gentile, per confermare il costante atteggiamento del filosofo contro la violenza e per la pacificazione nazionale. L’allievo di Gentile, tale Giovanni Spadolini, scrisse un articolo di fuoco condannando il fatto che non fosse stato proclamato il lutto nazionale ed elogiando il popolo fiorentino per la massiccia partecipazione ai funerali di Gentile, tenutesi in Santa Croce il 18 successivo.

Mussolini: chi ha ucciso Gentile era un anti-italiano

Si è delineata, anche con l’omicidio di Gentile, la strategia comunista messa a punto in questo periodo e poi perseguita sempre: quella di colpire gli elementi fascisti più capaci, onesti, concilianti, retti, al fine di eliminare le persone che un domani potessero ricostruire l’Italia. E questo si è visto in numerosi omicidi politici dei Gap. Il commento di Mussolini fu il più illuminante: “Giovanni Gentile non è stato ucciso soltanto perché era fascista, egli è stato assassinato perché italiano e il suo assassino non è un patriota italiano”.

La resistenza si divise su questo ignobile gesto

La resistenza, come detto, si divise su questa ennesima atrocità. La prima, vaga, rivendicazione dell’atto terroristico si ebbe sull’Unità, che parlò di “giustizia popolare” che si abbatteva sul traditore Giovanni Gentile… E mentre il Pci quasi incondizionatamente approvò, il Partito d’Azione si divise, così come lo stesso Cln, che sconfessò anche dei volantini di rivendicazione. Quasi tutti si scaricarono la coscienza dicendo che l’omicidio era un atto di guerra e che Gentile alla fine se lo era meritato perché fascista. Democristiani compresi. E ancora oggi, sulla biografia di Fanciullacci nel sito dell’Anpi, non c’è traccia dell’omicidio di Gentile.