Virus, la rabbia dei metalmeccanici: «Anche noi a casa o sciopero. Non siamo carne da macello»
Fabbriche chiuse fino al 22 marzo o sciopero. A lanciare l’ultimatum al governo sono i metalmeccanici aderenti a Cgil, Cisl e Uil. Contestano la disposizione contenuta nell’ultimo Dpcm per la quale la loro categoria è una delle poche a non doversi fermare in nome dell’emergenza sanitaria. Gli operai contestano infatti che non tutte le imprese sono attrezzate ed organizzate per tutela adeguatamente la loro salute. Soprattutto nel caso di un virus sconosciuto come ilCovid-19. «Non ci siamo a fare da carne da macello», gridano i metalmeccanici riecheggiando i toni usati dal proletariato alla vigilia della Grande Guerra. Anche se il nemico odierno è invisibile, la situazione, fortunatamente, appare meno drammatica di allora.
La Fiom guida la rivolta
È però vero, come i sindacati lamentano un po’ dappertutto, che «la gran parte delle aziende non è ancora del tutto preparata a gestire questa emergenza». E che per questo «i lavoratori sono giustamente spaventati». La proposta è quella di «concordare fermate produttive ”coperte” innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali ove previsti dalla normativa». In mancanza, avvertono i rappresentanti degli operai, ci sarà l’astensione unilaterale nell’intero settore merceologico. Lo sciopero, insomma. Che sarà dichiarato «a prescindere dal Contratto utilizzato e «a copertura per tutte le ore necessarie».
Nel Bresciano è già sciopero selvaggio
Ad aprire il fronte polemico, in mattinata, è stata la Fiom, la Federazione dei metalmeccanici aderente alla Cgil. Una nota della segretaria generale Francesca Re David bollava come «inaccettabile» la mancanza nel nuovo Dpcm di «misure e iniziative volte alla protezione dei lavoratori». Nello stesso tempo, chiedeva al governo la convocazione urgente di un confronto. Nel pomeriggio si accodavano la Fim (Cisl) e la Uilm (Uil). La protesta è già entrata nel vivo in molte parti. Si fermerà certamente la Fincantieri di Marghera mentre nel bresciano gli operai di alcune fabbriche hanno dato vita a più di uno sciopero spontaneo. Un focolaio anche a Grottaglie, in provincia di Taranto. Qui è la Fim Cisl a denunciare il comportamento di Leonardo per la mancata adozione di tutele per i lavoratori. Ma la compagnia ribatte che è attiva una «serie di misure» atte a contenere il rischio di contagio.