Più di 600 morti, oltre 4500 i nuovi positivi. Ma non è ancora il picco da tutti atteso

20 Mar 2020 18:44 - di Redazione
Borrelli

Ancora notizie drammatiche dal bollettino serale della Protezione civile: in 24 ore sono oltre 600 i decessi, il numero più alto per ora dall’inizio del contagio e speriamo non sia superato. Il fattore di rischio, ha sottolineato il geriatra Bernabei, presente alla conferenza stampa, resta sempre quello noto: l’età avanzata e patologie preesistenti. Il numero dei positivi in un giorno è aumentato di 4670 unità. I guariti sono 689. In Lombardia il trend è sempre in crescita(238o casi in più, e 381 decessi) con una lieve diminuzione a Milano. Dall’inizio dell’emergenza sono state contagiate 47.021 persone, di queste ne sono guarite 5.129.

Nel centro-sud la crescita resta contenuta ma nel Lazio oggi si è registrato un numero di casi positivi allarmante: sono arrivati a 1.008. Di questi, 328 sono in isolamento domiciliare, 537 sono ricoverati non in terapia intensiva, 47 in terapia intensiva, 43 sono deceduti e 53 guariti. “Oggi – ha detto l’assessore regionale D’Amato – registriamo un dato con una crescita importante legato anche ai casi delle 59 religiose risultate positive che fanno balzare a 185 i casi di positività e a oltre mille i casi totali. In assenza di questa peculiarità il trend sarebbe stato di un incremento del 13% in linea con quello degli ultimi giorni. Sono rilevanti anche i dati dell’aumento dei guariti: 9 nelle ultime 24h e degli usciti dalla sorveglianza che sono 3.064”.

Il picco, ha confermato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, dovrebbe verificarsi la prossima settimana o quella ancora successiva. Ha anche chiarito che non esiste un metodo scientifico per calcolare quando il picco epidemico ci sarà, si osservano delle tendenze che poi devono essere confermate dai fatti. “Tutti dicono che stiamo andando verso il picco e ci auguriamo che sia quanto prima”. Borrelli ha anche detto che l’incremento di casi positivi si deve alla circolazione del virus nei giorni precedenti al decreto che ha reso l’Italia zona rossa e che risale all’11 marzo. Una data troppo recente perché si possano vede effetti sulla curva epidemica.


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