Oggi serve un’Europa fortezza che sia in grado di ridimensionare una potenza come la Cina
L’Europa chiede ancora un paio di settimane prima di decidere come e quando intervenire. Troppe. Eppure un’uscita dall’Europa sarebbe oggi impensabile per tutti, perché alle nostre porte abbiamo il peso di una massa continentale come quella cinese, un miliardo e mezzo di persone, che ci minaccia con la concorrenza sleale, con l’inquinamento, con i virus che periodicamente arrivano non in base a complotti, ma certamente a causa di una situazione igienico-sanitaria deficitaria.
Ed allora, se la Cina ed altre piattaforme continentali schiacciano l’Europa in vario modo, qualcuno può immaginare che la Baviera da sola, il Veneto da solo, l’Andalusia da sola possano salvarsi? Dell’Europa, quindi, c’è necessità. Ma di un’Europa fortezza, di un’Europa che difenda gli europei, che alzi la voce, che sia solidale al suo interno e che reagisca alle aggressioni, da qualunque parte arrivino. Solo uniti possiamo combattere una potenza come la Cina che va ridimensionata.
Nei giorni scorsi l’ambasciatore cinese ha avuto modo di manifestare il suo disappunto per queste mie affermazioni, che non esito a rimettere per scritto. La Cina rappresenta un paese che devasta gli equilibri planetari e che dovrà pagare materialmente e sonoramente per i danni che sta causando. La comunità internazionale dovrà chiederle miliardi e miliardi per i danni che causa.
Per sostenere questa vertenza serve un’Europa solida e solidale, un’Europa culturalmente prima ancora che politicamente attrezzata. Non quella degli egoismi e delle furbizie tedesche, o dei paradisi fiscali lussemburghesi o olandesi. Un’Europa, quindi, necessaria ma nella scia della sua storia e della sua tradizione plurimillenaria, perché altrimenti, separati e divisi in lotta tra noi, avremmo dei danni maggiori di adesso.