Medici volontari in arrivo in Lombardia da tutta Italia. Tranne che dalla Campania di De Luca
In arrivo l’esercito. Ma anche i medici. “Abbiamo avuto disponibilità di medici da cinque regioni che ringraziamo molto“. Lo ha detto Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia ad Agorà, su Rai Tre, sull’emergenza coronavirus. A quanto apprende l’Adnkronos da fonti qualificate, le cinque regioni italiane disponibili per ora a mandare personale medico in supporto della Lombardia sono Toscana, Calabria, Sicilia, Trentino e Basilicata. Non c’è, in questo elenco, la Campania di De Luca, il governatore più rigido sulle misure di prevenzione da adottare.
La Lombardia e la ricerca delle bare
L’assessore al Welfare ha spiegato che “le bare che vediamo, come quelle di Bergamo, non corrispondono ai conteggi che facciamo. C’è sicuramente una situazione più ampia che non viene mappata, ma la mappatura serve a un dato statistico. Il problema di sapere la diffusione totale sarà domani, il problema oggi è provare a curare chi ha bisogno”.
Secondo Gallera, “la situazione è così in tutta Italia”, i contagiati superano quelli che si riescono a mappare, e così i morti. “La prima settimana – ha ricostruito – noi abbiamo fatto tamponi a tappeto, e siamo stati accusati da tutti di farne troppi. Allora l’Istituto superiore di sanità ha emanato linee guida per farli fare solo a coloro che hanno una polmonite o sintomi da polmonite a prescindere da dove arrivano. Ma c’è sicuramente una serie di persone che sul territorio per la velocità del virus e per alcune condizioni pregresse sicuramente non viene mappata e probabilmente anche molte persone anziane”.
Il ricorso ai tamponi di massa
Quanto ai tamponi, “ne abbiamo tantissimi: ne abbiamo fatti 60mila e ne abbiamo ordinati 1,5 milioni – ha precisato – Noi di tamponi ne abbiamo, se un’azienda li vende a qualcun altro ben venga, è pur sempre Made in Italy”, ha aggiunto, riferendosi alla multinazionale italiana di Brescia che produce tamponi per il Covid-19 e ne ha venduti 500mila negli Stati Uniti e oltre un milione in Italia.
Gallera ha poi ribadito che “l’atteggiamento individuale è fondamentale, lo è a Milano, dove sta crescendo, lo è in Lombardia ma anche in Italia, è pazzesco che al Sud non ci sia ancora una consapevolezza. Se vediamo i morti che girano con le camionette, capiamo che il virus colpisce in maniera enorme. Dobbiamo stare a casa”.
Secondo l’assessore lombardo il trasporto pubblico locale dovrebbe essere fermato. “Penso vada chiuso il tpl, vediamo sempre metropolitane strapiene o i treni pieni di persone: penso che questo sia un elemento dirimente, la gente deve andare al lavoro con un mezzo proprio o le aziende si organizzano”, ha detto, con evidente riferimento alla città di Milano. Dove da giorni c’è molta polemica per i vagoni delle metropolitane colmi di gente nelle ore di punta per la riduzione del servizio.
Una stretta sulle misure
Al governo la Regione Lombardia ha chiesto “un irrigidimento delle misure anche sul fronte delle attività produttive, ma è il governo che deve mettere in campo queste misure. La Regione non può imporre alle attività produttive di rimanere chiuse – ha sottolineato Gallera -. Ci stiamo interfacciando con il governo, bisogna stringere ancora di più. Pensiamo a tutto ciò che non è necessario, come i negozi di elettrodomestici. Si potrebbero chiudere alcuni servizi e uffici pubblici, gli uffici per le licenze edilizie o commerciali, le attività dei professionisti, le società di revisione, si può fare molto di più”.
Cosa vorrebbe significare ” tranne dalla Campania di De Luca? A parte che la Campania è dei Campani e non di De Luca per quale motivo dovremmo privarci dei nostri medici (tra l altro in tutta Italia operano migliaia di Campani nella Sanità molto spesso eccellenze in campo medico e chirurgico) di cui tra l altro ne abbiamo carenza proprio per la “fuga” all estero?. Quando scrivete cari amici (sono nato di destra) collegate il cervello prima di asserire stupidaggini.
Gentile signore, l’articolo non fa certo riferimento alla generosità dei campani, tra i quali si annovera anche il sottoscritto, ma registra semplicemente la disponibilità di alcune Regioni (intese in senso amministrativo) e non di altre, all’invio di medici a supporto nelle zone più colpite, dal coronavirus. Solidarietà nazionale che per la destra è un valore, dunque, da sottolineare.
https://www.secoloditalia.it/2020/03/medici-volontari-in-arrivo-in-lombardia-da-tutta-italia-tranne-che-dalla-campania-di-de-luca/
Cara Dott.ssa Marta Lima, in merito al Suo articolo sul Secolo d’Italia del 20 marzo 2020 delle 14:44, vorrei poterLe esprimere un mio dubbio in merito all’incoerenza del titolo rispetto al testo. Non capisco come mai Le fa riferimento alla mancata solidarietà da parte dei medici della Regione Campania quando poi, leggendo l’articolo Lei scrive “A quanto apprende l’Adnkronos da fonti qualificate, le cinque regioni italiane disponibili per ora a mandare personale medico in supporto della Lombardia sono Toscana, Calabria, Sicilia, Trentino e Basilicata”. E le altre? come mai Lei “riprende” solo la Regione Campania? Non crede che in questo periodo sia il caso di UNIRE l’Italia e non di DIVIDERLA in questo modo? Non crede che in questo momento storico dovremmo poterci definire ITALIANI e non Campania, Lombardi, Calabresi, Veneti ecc…Sarei curioso di sapere quale obiettivo intendeva raggiungere…purtroppo la mia anima da ITALIANO non lo comprende.