L’indignometro/ I talk show senza pubblico? Un argine al tifo da stadio
Che spettacolo uno ‘spettacolo’ senza pubblico in studio. L’indignometro di oggi punta il dito contro il pubblico dei talk show trasformato in un pubblico da stadio. Le misure precauzionali per contenere la diffusione del covid-19 hanno avuto come effetto anche quello di privarci di tanti rumorosi tifosi presenti nei principali programmi tv di politica. Finalmente un po’ di pace! Diciamolo chiaramente: non se ne può più della claque pronta al fragoroso battito di mani appena l’idolo di turno (del conduttore? degli autori?) diceva la più ovvia delle banalità. Un ‘vincere facile’ che non solo infastidisce chi sta seguendo un ragionamento politico serio, ma che disturba anche il pubblico da casa che non capisce più nulla. Così facendo si è finito per privare i talk politici stessi del loro senso, fatte salvo ovviamente le dovute eccezioni. D’altra parte il calo degli ascolti è indicativo. Volete mettere i 6milioni e 600mila telespettatori di Don Matteo per uno share del 26.3%, con un risicato milione di spettatori di Piazza Pulita e uno share al 5%? La verità è che certi conduttori sono diventati talmente autoreferenziali che si tagliano e cuciono il programma su loro stessi. Come direttori di orchestra, danno e tolgono la parola incitando il pubblico al bene bravo bis! Alcune trasmissioni sono talmente faziose che perfino l’indignometro ha smesso di indignarsi. Che questo accada sulle tv private è grave. Ma che perfino il servizio pubblico radiotelevisivo si presti a certe meschinità usando il pubblico in studio per creare o enfatizzare il consenso è vergognoso. La questione è stata più volte sollevata in Commissione di Vigilanza Rai e ne torneremo a parlare. Intanto, godiamoci il silenzio.