In un giorno più di 2000 contagi e 196 morti. Lombardia e Piemonte vogliono la chiusura totale
Il bollettino odierno sul contagio da Covid-19 in Italia è ancora una volta allarmante. I casi positivi nelle ultime 24 ore sono stati 2076 (ma 600 sono casi della giornata di ieri). Il totale dei contagi nel Paese sale a 10.590. 196 i decessi. 41 i guariti. 1028 i pazienti in terapia intensiva. 5838 i ricoverati. Il totale dei contagiati dall’inizio della diffusione del virus (comprendendo i deceduti e i guariti) è dunque di 12.462. Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha rinnovato l’invito a non uscire se non per lo stretto indispensabile e anche chi si reca fuori dalla sua abitazione a piedi deve recare con sé autocertificazione che giustifica il motivo per cui si è fuori casa.
La regione più colpita si conferma la Lombardia, dove si contano 617 morti positivi, 149 in più rispetto ai 468 di ieri. E dove i contagi in un giorno sono stati 1489. Secondo l’aggiornamento dei numeri regione per regione, diffuso a livello nazionale, in Lombardia risultano ad oggi 900 pazienti Covid-19 dimessi e guariti. Per questo dalla Lombardia giunge al governo la richiesta di fare dell’intero territorio lombardo una zona rossa sul modello di Codogno e degli altri comuni del Lodigiano dove infatti i casi di positività sono sensibilmente diminuiti. Una valutazione che il governo sta facendo in queste ore. E anche il Piemonte vorrebbe seguire la strada di fare dell’intera regione zona rossa.
“Gli ospedalizzati” per nuovo coronavirus in Lombardia, ha spiegato l’assessore Gallera, “sono 3.852 e possiamo dire che è un dato che cresce di circa 500 in più al giorno. E’ un dato enorme, anche perché il sistema è molto sotto pressione e ogni giorno 500 persone in più sono complesse da gestire”. Gallera puntualizza: “Questo è però un dato che rimane costante nel tempo, non cresce in modo esponenziale. Da una settimana è circa 500 ricoverati al giorno. Si tratta di un elemento che gli statistici evidenziano. Non è un dato in crescita come alcuni algoritmi potrebbero prevedere. E’ troppo presto per capire se è un segno da prendere in considerazione, ma prendiamo atto”.
I 12462 casi in Italia complessivi sono così suddivisi: 7280 Lombardia, 1739 Emilia Romagna, 1023 Veneto, 501, Piemonte, 479 Marche. E ancora: 320 Toscana, 194 Liguria, 154 Campania, 150 Lazio, 126 Friuli Venezia Giulia, 77 Puglia e provincia Trento, 75 provincia Bolzano, 83 Sicilia, 46 Umbria, 38 Abruzzo, 37 Sardegna, 20 Valle d’Aosta, 19 Calabria, 16 Molise e 8 Basilicata.
La situazione è iniziata con una leadership alle prime armi e non molto decisionista, uno strumento sottodimensionato da almeno un decennio, impoverito ogni anno da leggi finanziarie scellerate, delle procedure molto burocratiche, poco flessibili e in parte impotenti. Ora voler pensare che cambiando i Comandanti si possa risolvere il problema è molto riduttivo. Durante la Grande Guerra il Gen. Cadorna arrivò a sostituire quasi il 50% degli alti Comandanti, ma il virus austro ungarico resistette, perché se lo strumento non va non lo puoi cambiare in corso d’opera, o perlomeno fino ad ora non c’è mai riuscito nessuno, e occorre dire che ci hanno provato in tanti.
L’unica cosa è sperare nelle barricate, che tengano e che il virus si afflosci sotto i colpi di qualche medicinale prodigioso.
Il resto sarebbe solo sterile accademia.