Coronavirus, il dossier segreto britannico che fa paura: durerà almeno un anno, 8 milioni ricoverati

16 Mar 2020 13:02 - di Redazione

L’epidemia di Coronavirus durerà fino alla prossima primavera e nel Regno Unito potrebbe portare a 7,9 milioni di persone ricoverate in ospedale.

È lo scenario inquietante che prospetta un dossier segreto del Phe, il Public Health England redatto per i responsabili dell’Nhs, il Servizio sanitario nazionale britannico.

Nel documento, svelato da The Guardian, per la prima volta gli esperti del governo hanno messo nero su bianco quello che tutti temono. E cioè che il Coronavirus continui a persistere. E che, addirittura, circoli per altri 12 mesi. Con enormi ripercussioni sulla tenuta del Servizio sanitario.

Chris Whitty, capo consigliere medico del governo, ha fatto riferimento al numero di persone ricoverate per il Coronavirus come ipotesi nello scenario peggiore. E ha suggerito che il numero reale potrebbe essere inferiore.

Tuttavia, il dossier segreto sul Coronavirus chiarisce che quattro cittadini su cinque “dovrebbero” contrarre il virus.

“Si prevede – c’é scritto nel dossier – che l’80 per cento della popolazione sarà infettata da Covid-19 nei prossimi 12 mesi. E fino al 15 per cento (7,9 milioni di persone) potrebbe richiedere il ricovero in ospedale“.

Whitty, che ha visto le previsioni fatta da scienziati britannici e globali, afferma che i numeri dei casi di Coronavirus saliranno rapidamente nelle prossime 10-14 settimane.

Se il tasso di mortalità risultasse essere vicino allo 0,6 per cento, come stimato, ciò implicherebbe la morte di 318.660 persone per Coronavirus.

Ma se dovesse salire all’1 per cento, ciò significherebbe 531.100 decessi.

Il Public Health England calcola inoltre che l’epidemia di Coronavirus rallenterà in estate, verso la fine di giugno. E tornerà a novembre, come fa la solita influenza stagionale.

“Il virus rimarrà per sempre. Ma diventerà meno grave nel tempo, man mano che l’immunità aumenta”, ha spiegato Paul Hunter, professore di medicina all’Università dell’East Anglia.

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