Mar 20 2020

Antonio Pannullo @ 14:59

Addio a Flavio Campo di Avanguardia. Il ’68, l’università, Reggio e quello schiaffo a Pasolini…

Flavio Campo se ne è andato l’altra sera a Roma. La notizia si è appresa dai social, dove un suo vecchio amico di un tempo ha comunicato la notizia. Classe 1942, Flavio Campo rappresentava la generazione di attivisti venuta subito dopo quella dei combattenti della Repubblica Sociale, che riempivano le sezioni del Msi, soprattutto a Roma, ma non solo. Campo era conosciutissimo a Roma, stimato e rispettato da tutti, perché aveva una sua etica, seguiva i suoi ideali, era coraggiosissimo, non si tirava indietro quando bisognava essere coerenti in piazza difendendo le proprie idee.

Flavio Campo entrò giovanissimo nel Msi

Giovanissimo, neanche maggiorenne, entrò nella Giovane Italia (organizzazione giovanile del Msi) che allora si trovava all’ultimo piano di Palazzo del Drago in via IV Fontane. Il presidente provinciale era Adalberto Baldoni. In quegli anni, ossia a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, l’attività era più che altro politica, culturale: i giovani organizzavano convegni, dibattiti, riunioni, mostre fotografiche. Si era concentrati contro l’Unione Sovietica, c’era da poco stata la Rivolta in Ungheria, e sulle università. C’era poi la lotta alla droga, che iniziava a fare la sua comparsa preoccupante nelle scuole. Nel nome di una falsa libertà, infatti, le sinistre ne propugnavano l’uso. Quando si accorsero di sbagliare, purtroppo, era però troppo tardi.

Flavio Campo, per le sue capacità organizzative, divenne in breve tempo il capo-attivisti della Giovane Italia di Roma. Un testimone lo ricorda orgnaizzatore e relatore di un convegno a Palazzo del Drago proprio sull’anniversario, forse il quinto, dei fatti della rivolta d’Ungheria. Nel 1962 però Baldoni lascia la presidenza provinciale della Giovane Italia e Flavio Campo si avvicina alla neonata formazione di Stefano Delle Chiaie Avanguardia Nazionale. Non la lascerà più sino alla fine. Divenne vicinissimo al gruppo dirigente di Avanguardia, insieme con altri attivisti famosissimi a Roma.

Flavio Campo conobbe la galera, la latitanza, ma non si fermò mai. Seguì Delle Chiaie in diverse occasioni nella sua latitanza all’estero, perse il suo lavoro al ministero delle Finanze, anche se in seguito fu riassunto in quanto estraneo ai fatti di cui lo imputavano. Era un tipo di poche parole, quasi burbero, parlava solo con la sua stretta cerchia di camerati di Avanguardia, anche se aveva contatti anche con i missini di Roma Sud, zona nella quale era nato e dove abitava.

Fu vicinissmo a Stefano Delle Chiaie

Il suo antico amico di allora, Vincenzo Nardulli, ne ha scitto un bellissimo ricordo su Facebook, corredandolo delle foto che pubblichiamo. Flavio Campo aveva un suo stile: pur essendo indiscutibilmente un uomo d’azione, portava sempre la giacca, e talvolta la cravatta. Era un soldato politico, eseguiva gli ordini a qualunque costo. E in quegli anni era difficile farlo, costretti in venti contro cento ad affrontare gli extraparlamentari di sinistra, e anche le squadre del Pci, che erano piuttosto risolute. Ma lui non si tirò mai indietro. Partecipò alle stagioni del ’68 all’università di Roma, alla rivolta di Reggio del 1970, al golpe Borghese del 7-8 dicembre di quello stesso anno. Secondo Nardulli, Campo partì per arruolarsi nella Legione Straniera ma fu raggiunto da Delle Chiaie che lo convinse a rimanere in Italia.

Gli episodi della vita militante di Flavio Campo sono innumerevoli, ma ne vogliamo raccontare due: uno certamente autentico, raccontato da Adalberto Baldoni, e uno leggendario, ma molto verosimile. Il primo avvenne il 29 marzo 1962 in occasione della prima del film di Pasolini Una vita violenta. Consideriamo che Pasolini, in quegli anni, riteneva i missini solo emarginati e teppisti di borgata. La destra italiana aveva sempre rifiutato l’accostamento destra-violenza, e poi gli anni hanno dimostrato che destra della violenza fu vittima. Comunque si inscenò una contestazione davanti al cinema Quattro Fontane. Ma tutto finì lì.

Quella rissa con Pasolini e Citti

Pochi mesi dopo, invece, ci fu un’altra contestazione della Giovane Italia a Pasolini, in occasione della prima di Mamma Roma. La proiezione fu disturbata sia dalla Giovane Italia sia da Avanguardia Nazionale. All’uscita, Pasolini e Sergio Citti aggredirono i dirigenti giovanili guidati da Flavio Campo. Il quale si difese e schiaffeggiò Pasolini, come si vede nella foto pubblicata da Baldoni nel suo Noi Rivoluzionari. Citti invece ebbe la peggio da parte di un altro esponente di Avanguardia. Tra l’altro, quando uscì il libro di Pasolini Una vita violenta, ci fu la presentazione in un circolo comunista all’Appio. Baldoni, Campo e altri parteciparono massicciamente all’evento, e Baldoni intervenne, parlò, disse la sua e tutto si svolse pacificamente. Dimostrando così che la destra anche estrema era disponibile al confronto delle idee.

La presunta partecipazione al golpe Borghese

L’altro episodio, di cui si favoleggia da anni, riguarda il golpe Borghese dell’Immacolata. Non staremo a ricostruire al vicenda, troppo complessa. Basti ricordare che Avanguardia ebbe l’incarico di introdursi al ministero dell’Interno e poi occuparlo quando il golpe fosse stato in atto. Alcuni attivisti, non sappiamo assolutamente chi, si nascosero nel Viminale sin da qualche ora prima. Dopo la chiusura, si introdussero nell’armeria per poter poi controllare la situazione. E’ ovvio che furono scelti gli uomini più determinati. Poi, come sappiamo. l’operazione fallì, e quegli attivisti si allontanarono senza essere arrestati. Qualcuno dice che portarono con sé un paio di Mab, ma in realtà non furono mai ritrovati, per cui probabilmente è solo una leggenda metropolitana.

Quando Avanguardia concluse la sua parabola storica, Flavio Campo abbandonò la politica. Proseguì il suo lavoro, poi aprì un maneggio fuori Roma, e poi una libreria di area in via Cerveteri, all’Appio, dove lo conobbi qualche decennio fa. Un tipo di poche parole, disgustato dalla politica politicante, poco disposto alle chiacchiere. Ma anche così, traspariva la caratura dell’uomo e del militante. Aveva dei contatti e delle strettisime amicizie anche con esponenti del Movimento politico Ordine Nuovo, ma ormai il momento era passato. Rimane comunque uno delle persone che hanno fatto la storia dell’attivismo romano e italiano. In anni in cui era difficile e pericoloso schierarsi, lui si schierò.

(Nelle foto, fortunosamente giunte fino a noi: a sinistra Flavio Campo sulla scalinata dell’università: è quello di davanti a tutti. A destra, Campo è di spalle aggredito da Pasolini)