Se con Giorgia Meloni la destra torna affidabile nel mondo, è un bene per l’Italia. La zizzania non serve

1 Feb 2020 6:00 - di Francesco Storace

Giorgia Meloni non si usa, vorremmo dire a quella stampa che cerca di mettere zizzania nel fronte dei sovranisti. La crescita della leader di Fratelli d’Italia anche a livello internazionale fomenta chi sogna divisioni. Vedute differente sulla citofonata di Bologna oppure discussioni normali sulle candidature per le regionali sono esaltate per marcare conflitti inesistenti. Da queste parti ci si guarda in faccia e si procede uniti. Dall’altra parte, ad esempio, attendiamo ancora di leggere un articolo di Repubblica  o del Corriere della Sera sul povero Conte che per riunire gli alleati si deve accontentare dei capidelegazione. I segretari delle forze politiche di governo non possono incontrarsi, né a Narni né a Palazzo Chigi.

Adesso è il turno delle iniziative della Meloni oltreconfine. E’ indubitabile il successo di quella che è diventata, chilometro dopo chilometro, la leader della destra italiana. Ne rappresenta la storia e il futuro. Ed è assolutamente normale che emerga un tratto di chiarezza anche quando affronta la politica estera. Detta la linea? Sarebbe presuntuoso dirlo, ma è un fatto che l’adesione ai conservatori europei, l’ingresso nel partito e la formazione del gruppo a Strasburgo vanno ascritti a suo merito, assieme all’indubbio lavoro di Raffaele Fitto e Carlo Fidanza.

Da martedì la Meloni a Washington

Da martedì Giorgia Meloni torna a Washington, in un evento organizzato dal Congresso americano. Al quale parteciperà Donald Trump, perché è tradizione che intervenga il capo della Casa Bianca. Pochissimo tempo addietro il Times l’ha incoronata come una dei venti protagonisti nel mondo prossimo venturo. Chi dovrebbe dispiacersene nel centrodestra? Se la destra italiana diventa interlocutore di un grande Paese come l’America è un merito di Giorgia e non un demerito altrui. Pensare il contrario è davvero molto provinciale.

E’ un bene che venga riconosciuta l’affidabilità di una dei principali protagonisti del centrodestra italiano. Il che non vuol dire parteggiare per questa o quella parte nello scacchiere globale. Il tema è sempre quello: come difendere al meglio gli interessi della Nazione italiana, con qualunque partner nel mondo.

Non ci sono divisioni a destra

E la settimana tutta internazionale della Meloni prenderà il via lunedì con la kermesse della fondazione Burke che lei, da leader del partito co-presidente dei Conservatori europei, inaugurerà da padrona di casa, a Roma. 

Leggere in questi importanti eventi una voglia di distinzione da Salvini come da Berlusconi è davvero puerile e non fa onore alla stampa italiana, ai cronisti che ne scrivono. Tanto più che sembra emergere il vecchio vizio di sempre: distinguere la destra “buona” da quella “cattiva”. L’uomo nero del momento. Il demone da colpire. Ci siamo già passati e va detto senza nutrire più rancori. Ma l’esperienza trascorsa persino al tempo di Napolitano porta ciascuno di noi a non fidarsi delle blandizie di certa sinistra.

La destra capace di parlare al mondo serve innanzitutto all’Italia ancora più che ai partiti. Se lo mettano tutti in testa. Molto più semplicemente, succede che con questa nuova destra nessun obiettivo è più precluso. Tornano i sogni di un tempo, con un bel po’ di esperienza in più. Tutto qui…

Commenti

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  • Giovanni Acquaviva 1 Febbraio 2020

    Bravissima Giorgia, questo si chiama parlare! Subito dopo le elezioni in e.R., che di fatto i comunisti hanno perso (pd – 10% dei voti), è iniziato il bombardamento della stampa di sinistra, dal corriere a repubblica passando per la stampa e il messaggero (manifesto, fatto e altre testate demenziali non le prendo neanche in considerazione), tesa a dimostrare una presunta sconfitta della Destra, che invece in e.R. ha eroso una fetta molto ampia dello strapotere delle sinistre, e una presunta litigiosità fra i partiti che la compongono. Certo, le uscite di carfagna e brunetta non fanno piacere, ma dobbiamo essere uniti, ora più che mai, e dimostrare a questi cialtroni che i loro latrati al vento non ci spostano di un millimetro.

  • federico 1 Febbraio 2020

    occorre dare adeguata rilevanza al recente rapporto Eurispes, dove si certifica che l’antisemitismo è principalmente di sinistra, almeno in Italia, contrariamente a quanto pensano i Palazzi