Salvini “stecca” sul governissimo. Matteo è forte nelle piazze, ma impacciato nel Palazzo
La politica, si sa, è come la musica: il tempo è tutto. Dire, fare o proporre una cosa giusta al momento sbagliato equivale a dire, fare o proporre una cosa sbagliata. Prendete il governissimo di Matteo Salvini: qualcuno se n’è addirittura scandalizzato. A torto, però, visto che l’idea non è proprio fresca di giornata. A partorirla furono infatti Cavour e Rattazzi con il famoso connubio, l’antenato del nostro inciucio. Correva l’anno 1852 e l’Italia era ancora un mosaico di staterelli. E dopo Camillo Benso toccò a Benito Mussolini ipotizzare un esecutivo con dentro fascisti, popolari e socialisti. Per dire che non c’è mai niente di nuovo sotto il sole. Tranne che, questa volta, Salvini ha steccato di brutto sui tempi.
La sua proposta cade nel vuoto a destra e a sinistra
Già, perché calare la carta del governissimo previa defenestrazione del premier in carica proprio mentre gli italiani atterriti dal coronavirus assaltano forni e farmacie, non è proprio una dimostrazione di tempismo. Rischia di aggiungere caos al caos. Apposta l’hanno lasciata cadere un po’ tutti. La sinistra schernendola come il «governo dell’amuchina», gli alleati di FdI e Forza Italia inarcando il sopracciò. Risultato: più che l’avveduto sparigliatore di equilibri ammuffiti, il leader leghista è apparso come il pugile che cerca l’abbraccio per non cadere. E poiché la politica contempla tutto, tranne che la comprensione per chi sbaglia, sui giornali è già partita la copiosa semina di dubbi circa le reali capacità di Salvini di ricostruire una trama per un’ordinata riconquista del governo.
Salvini a caccia di una strategia che lo riporti al governo
Tanto più se si considera che lui al governo c’era già e se n’è uscito da solo, nonostante i consensi raddoppiati a spese del partner Cinquestelle. Fece la cosa giusta, probabilmente. Ma ancora una volta sbagliando momento – alla vigilia di Ferragosto, con gli italiani in spiaggia e la sessione di bilancio alle porte – e leader, Zingaretti invece di Renzi, l’unico in grado di garantirgli il ritorno immediato al voto. Il resto è storia nota. S’avanza perciò l’idea di un Salvini irresistibile nelle piazze, ma impacciato nel Palazzo. Forte nei sondaggi, ma debole nella manovra. Persino cattivo esecutore dei piani di Giancarlo Giorgetti. Uno, insomma, che deve cambiare musica se vuole evitare che, prima o poi, cambino il musicante.
Gioacchino Murat Generale di Napoleone e poi Maresciallo dell’Impero, nacque da semplici locandieri. La sua fortuna gli venne tutta dalla determinatezza e irruenza nel condurre le cariche della cavalleria. Di ciò si ricordò anche il Bonaparte, nell’ esilio di Sant’Elena, rimpiangendo di non averlo voluto con sè a Waterloo, laddove le sue famose cariche avrebbero potuto avere ragione dei fucilieri inglesi che facendo ininterrottamente fuoco dalle colline avevano pesantemente determinato la sua sconfitta.
In politica , viceversa, fu una frana. Male come Re di Napoli, inanellò un insuccesso diplomatico dopo l’altro, fino al finale tragico, a Pizzo Calabro, dove, abbandonato e tradito un po’ da tutti, finì la sua vita davanti ad un plotone d’esecuzione