Prescrizione, Renzi non la voterà e avverte: «Senza di noi Conte non ha più maggioranza»

7 Feb 2020 12:34 - di Valerio Falerni
Renzi

Sulla prescrizione non è ancora allarme pallottoliere, ma manca poco. La minaccia di Renzi di staccare il vagoncino di Italia Viva dal treno della maggioranza non è un bluff. L’ex-premier fa sul serio e dai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital ribadisce che il suo partito non voterà il testo sulla giustizia annunciato da Bonafede per il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo. E avverte: «L’accordo a tre (Pd, M5S e Leu, ndr) non ha la maggioranza in Parlamento». Ostenta sicurezza Renzi, ma sa che Conte ormai si muove a proprio agio nel Palazzo. «Leggo che è pronto ad avere 50 parlamentari centristi che votano questa riforma. La votassero loro, io non la voto», commenta sprezzante.

Renzi intervistato da Radio Capital

In effetti non è detto che la sostituzione di Iv con pezzi di nuovi “responsabili” dispiaccia più di tanto al suo leader. La popolarità del governo è sotto i tacchi. E uscirsene senza interrompere la legislatura non sarebbe per lui la fine del mondo. Anzi. Certo, ci sono 400 nomine da fare. Ma non sono quelle a gonfiare i sondaggi, al momento per lui avari di soddisfazioni. Apposta dice che «se si stanno preparando con un’altra maggioranza, evviva, è la libertà, è la democrazia parlamentare». Come sempre, il vero obiettivo di Renzi è stressare il Pd presentandolo come un’appendice dei Cinquestelle. E nessun argomento si presta meglio della prescrizione. «Se al citofono del Nazareno – ironizza – c’è scritto “citofonare Travaglio” è un mutamento genetico, è il passaggio dal riformismo al giustizialismo. A me questo dispiace».

«Sulla giustizia Pd a rimorchio dei 5Stelle»

Parole che servono solo a introdurre l’attacco successivo: «Non riesco a capire come faccia il Pd a non utilizzare la forza del risultato in Emilia Romagna per dettare l’agenda». Anzi, incalza Renzi, «finisce per farsela dettare su una vicenda come quella della giustizia, perché il principio di fondo di questo accordo a tre è che rimane il ragionamento bonafediano sulla prescrizione». Al momento, la replica del Pd è affidata agli esponenti di seconda fascia, come Michele Bordo, vicecapogruppo alla Camera. «Spiace – dice – che Renzi continui ad attaccare il partito sbagliato: il nostro avversario è la destra di Salvini».

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