Parla la vedova dell’agente Schifani: «Sono devastata dall’arresto di mio fratello, per me è morto»
Il giorno dopo l’arresto a Palermo di Giuseppe Costa, accusato di aver riscosso il pizzo per il clan dell’Arenella, parla la sorella. Rosaria, vedova dell’agente Vito Schifani, morto nella strage di Capaci, è “devastata”.
Parla la vedova Schifani: mio fratello è morto ieri
«È come se mio fratello fosse morto ieri, purtroppo», dice a Repubblica senza nominarlo mai. L’accusa è pesante, Giuseppe Costa è in manette perché un “mafioso riservato”. Ufficialmente imbianchino disoccupato di 58 anni, avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Vergine Maria. E riscosso il pizzo per Cosa Nostra. La vedova di Vito Schifani, che da tempo vive lontano dalla Sicilia, è a pezzi. «Ma la mafia non mi fermerà, continuerò il mio impegno». Le sue parole rotte dal pianto al funerale delle vittime di Capaci ancora risuonano come un monito. E restano un simbolo della lotta senza quartiere alla mafia e allo “Stato complice.” «Io vi perdono, ma voi dovete inginocchiarvi», disse Rosaria prendendo il microfono nella chiesa stracolma. «Mi rivolgo agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro. E non, ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono. Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio. Se avete il coraggio di cambiare… ma loro non cambiano».
Le sue parole ai funerali della strage di Capaci
La vedova dell’agente di scorta di Giovanni Falcone allora aveva 22 anni e un bimbo di appena 4 mesi. Il fratello è tra le persone arrestate ieri dalla Dia di Palermo nell’ambito dell’operazione antimafia “White Shark”. Avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Vergine Maria, mantenendo rapporti con esponenti mafiosi di altre famiglie. E, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe «organizzato e coordinato attività estorsive, nonché atti estorsivi nei confronti di imprenditori commercianti della zona». Non solo. All’epoca della strage di Capaci aveva preso le distanze dalla sorella vedova. E il gesto «era stato apprezzato da Cosa nostra», emerge dalle intercettazioni.
Anche il figlio di Rosaria e Vito Schifani, oggi capitano della Guardia di Finanza, commenta l’arresto dello zio Giuseppe. «Con mio zio non c’erano rapporti. Da tempo. Zero rapporti», dice Emanuele. E aggiunge sconfortato: «Purtroppo, chi rimane lì, o muore o diventa come loro. Per combattere bisogna allontanarsi, riorganizzarsi e tornare più forti».