Memoria culturale, quella dirompente esplosione di vita chiamata futurismo

22 Feb 2020 17:34 - di Massimo Pedroni

La mattina del 15 ottobre 1908, un giovane facoltoso, letterato e poeta, vestito in maniera elegante, si aggira per gli stabilimenti poco fuori Milano della Isotta Fraschini. Manifesta notevole interesse per i modelli automobilistici che ha modo di vedere. Interesse, che si trasforma nella determinazione di acquisto del modello, particolarmente pregiato B 28/35 hp. Veicolo , che per l’epoca, poteva raggiungere la ragguardevole velocità degli 80 km all’ora. La possibilità di poter raggiungere una simile velocità, agli occhi del giovane acquirente, era decisivo. Nell’aria dei tempi, si cominciava a respirare la necessità di nuove dinamiche. Velocità sempre più elevate. Forse per scarsa dimestichezza del conducente con il mezzo, o altro, entrambi, a poco più di un chilometro dal punto di partenza, finirono in un fosso. Il giovane letterato che era alla guida del mezzo, decise che non avrebbe mai più guidato. Scelta che mantenne nel corso della sua vita. In tutto ciò, non ci sarebbe niente di particolarmente stravagante. La cosa che un po’ ci colpisce è sapere che il conducente della vettura fosse F. T. Marinetti. Sì, proprio lui il creatore del Movimento Futurista. Piccolo aneddoto, dal quale si evince,che laddove i convincimenti radicati, quali quelli,che i tempi sarebbero stati indelebilmente segnati dalla velocità, dalla sua modernità,e dalla simultaneità , non vengono certo meno per dei piccoli disguidi .

La nascita del Movimento Futurista fondato da Filippo Tommaso Marinetti, verrà sancita dalla pubblicazione del primo Manifesto costitutivo e programmatico pubblicato il 20 febbraio 1909 sul quotidiano francese  Le Figaro. Organo di stampa che non era nuovo ad ospitare Manifesti di movimenti artistici e culturali che segneranno la storia. Ricordiamo infatti Il Manifesto del Simbolismo di Jean Moréas pubblicato il 18 settembre 1886. Iniziativa culturale dalla forza dirompente, quanto enunciato nel Manifesto di Marinetti. In una Italia postunitaria, che ancora non aveva compiuto i cinquant’anni dalla sua costituzione. Nella quale, la battaglia per l’alfabetizzazione era ancora tutta da combattere. Un’Italia nella quale le macchine circolanti erano circa cinquemila appena. Queste poche coordinate per cercare di contestualizzare al meglio quell’iniziativa.

Da notare che la scelta di pubblicazione sul quotidiano francese, evidenziava l’intendimento di portare all’attenzione internazionale i fondamentali postulati della “Rivoluzione Futurista”. Manifesto, che prima della pubblicazione su Le Figaro, era stato pubblicato su altre testate nazionali. Articolato in undici punti specifici. Tutto il documento è ispirato da una forte connotazione vitalistica. Passaggi,anche molto severi sono riservati ad aspetti di organizzazione della Cultura tipo Musei, Biblioteche, Accademie che secondo l’estensore del Manifesto (punto 10) andavano distrutte.

Diciamo pure che alcune affermazioni provocatorie, erano fisiologiche a iniziative del genere. Come troviamo assolutamente naturale gli aspetti polemici e di sberleffo, con tutti quegli atteggiamenti, che i Futuristi definiranno “passatisti”. Il “passatismo” era annidato ovunque, anche in politica. Andava combattuto. Fondarono quindi il Partito Futurista, per poi aderire al Movimento capeggiato da Benito Mussolini. Prima della loro comparsa, i paesaggi artistico culturali erano inficiati da una vischiosità melmosa. Statica. Bisognava rimodellare tutto. Il Futurismo, teorizzò e attuò la pittura Futurista, basti ricordare Umberto Boccioni e Giacomo Balla. Letteratura e Poesia Futurista, con Aldo Palazzeschi, Corrado Govoni e Marinetti stesso. I loro campi d’azione diventeranno sempre più vasti e molteplici. Fino per esempio ad arrivare alla Cucina Futurista, passando per la geniale Aeropittura. Il Futurismo ospitò, dando voce e risalto,a tanti giovani talenti d’ingegno artistico. Con una carica innovativa e rivoluzionaria, totale, integrale, assoluta, il Movimento di Marinetti poneva all’attenzione del mondo un modo, una metodologia di fare Arte e Spettacolo pensiamo al Teatro Futurista (Teatro sintetico, Teatro della Sorpresa, Teatro del Varietà) assolutamente impensabile fino a poco tempo prima. Tutta l’Arte del “900 con le sue Avanguardie, è in debito con il Futurismo.

Per le nuove consapevolezze individuate dai Futuristi, che a loro modo di vedere, dovevano avere gli artisti. Per la multidisciplinarietà d’intervento del Futurismo, che andò a toccare anche settori fino ad allora inusuali quali la moda. L’”aggressione” dei Futuristi al “passatismo” comunque espresso, fu radicale, strutturato, multidisciplinare. Proprio questo versante, quello di rimettere in discussione tutto, fa del Futurismo un Movimento senza precedenti. Unico nella sua portata innovativa. Alludiamo, a una visione del mondo, che trapela in modo eloquente dal punto 8 del Manifesto che riportiamo: “Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli … Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché già creata l’eternità onnipresente” . Intuizione geniale di Marinetti del”Tempo e lo Spazio”, categorie, grazie alla velocità da ripensare completamente. Basti considerare lo sfarinamento di come “passatisticamente”, venivano ancora considerate le categorie di Spazio e Tempo. A fronte delle sconfinate opportunità che si dispiegavano per far viaggiare in essi informazioni,persone, cose. Temi sui quali, fatte le debite proporzioni, in quegli anni (1905-1915), erano oggetto di studio nella Fisica ad opera di Albert Einstein.

Grazie alla impetuosa irruzione della “velocità”nelle dinamiche sociali, comportamenti, relazioni saranno diverse. L’elettricità, le sue applicazioni, a partire dall’illuminazione pubblica, segnarono i tempi dei futuristi. Avevano individuato un elemento essenziale, lo svilupparsi della possibilità offerta dalla modernità, di saziare la “fame di velocità”. Essa, declinata in vari modi, poneva gli Artisti di fronte a nuove responsabilità. I codici espressivi e quelli linguistici non potevano essere più gli stessi. Quindi iniezioni di “dinamismo” e “velocità”. Letteratura, pittura, musica. poesia non potevano più essere concepite in maniera statica. Gli Artisti Futuristi con iniezioni di velocità e dinamismo, e nel caso della pittura scelte cromatiche suggestive, elevavano il loro inno alla vita. Come nelle opere di Balla o Boccioni, dove il “quadro” non basta più a se stesso. Nell’Aeropittura, inventata da Guglielmo Sansoni in arte detto Tato, che offriva la possibilità, con la visione dall’alto, di percepire il mondo in maniera assolutamente nuova. Le luminarie pubblicitarie possibili, la nascita del cinema, lo sfrecciare delle automobili. La copiosa stagione delle Esposizioni, dei più recenti avanzamenti tecnologici, non potevano lasciare il modo di percepire il mondo di artisti e gente comune senza conseguenze. Tutta questa imponente mole di sollecitazioni, fu sotto un profilo teorico e operativo sintetizzato e canalizzato in fare creativo dai Futuristi. Di una cosa siamo certi, il debito di riconoscenza complessiva nei confronti di F .T. Marinetti, e dei suoi seguaci, non è stato ancora compiutamente saldato.

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