Mafia Capitale, quel teorema processuale fallito e nascosto dalla magistratura. E ora niente scuse, nessuno paga…
Mafia Capitale è diventato un problema burocratico. Il processo ha pesato sul personale delle varie corti giudicanti in primo grado, secondo e Cassazione. Ed è probabilmente costato un’enormità di quattrini che nessuno oserà mai quantificare. Tutto qui. con questa premessa, e declinandola alla cronaca politica e giudiziaria di questi giorni, la pagina Facebook 7 colli si chiede: «È possibile alzare la mano ed esprimere delusione per quanto emerso all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Roma»?
Mafia Capitale, un teorema processuale fallito
Già, perché – prosegue 7 colli – «quel teorema franato in Cassazione meritava qualche parola da parte dei vertici della magistratura chiamati a raccontare nelle loro relazioni che cosa è accaduto lo scorso anno. E che cosa c’è in programma per il nuovo». E dunque? «Nulla di nulla. Salvo un accenno di prammatica: ma chi è stato distrutto da un’accusa infame, quella di mafia, non ha avuto nemmeno la soddisfazione di ascoltare parole di autocritica per la conduzione di un’inchiesta enorme. Che è servita a raccattare imputati a raffica. Sbatterli in galera. E poi scoprire che non erano mafiosi». Corruzione? Si chiede a questo punto la pagina Facebook. E prova a replicare: «Sì, lo sappiamo che c’era corruzione. Esattamente come c’è ora e ovunque, visto che le cronache dei quotidiani non risparmiano nulla di quanto emerge anche dalle inchieste su chi amministra oggi gli enti locali, a partire da Roma».
Quell’assenza di riferimento alla mafia fa riflettere…
«E però quell’assenza di ogni riferimento a quella “mafia” fa riflettere. In una Nazione in cui sembra vietato affermare il principio della responsabilità civile e personale – non dovrebbe pagare lo Stato – dei magistrati, svanisce anche l’autocritica. Nessuno paga mai. Nessuno sbaglia mai. Ci saremmo aspettati qualcosa di diverso, di più forte, di più vero. Perché quell’inchiesta ha determinato uno sconquasso politico a Roma. E non solo giudiziario. Con Mafia Capitale è arrivata in Campidoglio Virginia Raggi con tutti i suoi disastri. Non è giusto tacere, nemmeno per la magistratura. Lascia l’amaro in bocca l’assenza di mea culpa».
Su Facebook l’amara disamina di 7 colli
Un’amara disamina, quella di 7 colli, che poi conclude: «Quella stagione è stata caratterizzata dall’uso di mezzi imponenti d’indagine. Proprio grazie alle accuse di mafia. Ma a nessuno degli imputati – che si sono fatti anni di galera senza aver commesso quel reato – si è chiesto scusa. E questo non fa onore a chi ricopre la funzione più alta per un uomo: quella di giudicare. Ma senza capacità di autocritica non c’è serenità nel giudizio».
La nostra magistratura è sempre al top(o) sequestra bambini, libera assassini e quando gli chiedi di lavorare si rifugia nella Costituzione gestita proprio da loro: corte costituzionale