Coronavirus, guariti i tre pazienti dello Spallanzani: “Usato un farmaco giunto dall’estero”

26 Feb 2020 18:00 - di Redazione
Spallanzani, ospedale

“La buona notizia di oggi è la sostanziale guarigione della coppia cinese. Anche se tecnicamente sarebbe più corretto parlare di risoluzione clinica con test negativo”. Lo ha detto il direttore sanitario dell’Istituto Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia,commentando il bollettino di oggi sui pazienti ricoverati nell’ospedale romano. Ci sono stati quindi, ha continuato Vaia, “tre pazienti positivi al coronavirus, tutti e tre guariti. Vogliamo dare all’opinione pubblica italiana questo messaggio positivo e di certezza. Si può guarire da questa malattia”.

Un paziente può gia essere dimesso dallo Spallanzani

“I due cinesi – ha ricordato Vaia – sono arrivati il 29 gennaio, sono risultati positivi il 30, e sono transitati in rianimazione il 4 l’uomo e il 5 la donna. Poi hanno avuto difficoltà respiratorie, sono stati intubati, è stata usata una terapia sperimentale antivirale”. Ora, ha spiegato Vaia, l’uomo “potrebbe essere già dimesso, mentre la signora è ancora in reparto ma è negativa, ha cominciato oggi la riabilitazione. Siamo soddisfatti di averli accolti e curati”. Da quanto si apprende il farmaco usato, sperimentale, è stato ricevuto dall’estero.

“Non sappiamo se sono diventati immuni”

“Normalmente chi è guarito da una malattia infettiva è immune ma non sempre è così: chi ha avuto il tifo può averlo di nuovo, chi ha avuto il morbillo di regola no. È tutto nuovo, non lo sappiamo”. Così il direttore Malattie infettive dello Spallanzani, Emanuele Nicastri, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se i tre ricoverati per coronavirus, oggi tutti guariti, fossero immuni al contagio. Alla domanda sulle terapie usate, invece, Nicastri ha spiegato: “Per il ragazzo italiano abbiamo impiegato un solo farmaco, per la coppia cinese quando abbiamo visto che si aggravavano abbiamo chiesto l’uso compassionevole di un farmaco dall’estero”.

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  • federico 27 Febbraio 2020

    “un farmaco giunto dall’estero”: si riesce a sapere da dove?