Caso Vannini, la Procura di Civitavecchia: “Nostro operato corretto. La Cassazione ci ha dato ragione”
La Procura di Civitavecchia non ci sta a farsi mettere sotto accusa per il caso Vannini. E, all’indomani delle notizie su una azione disciplinare promossa dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nei confronti del Pm che ha coordinato le indagini, che sarebbe accusato di superficialità, interviene con una lunga precisazione sul proprio operato. Una precisazione arrivata “a fronte dei numerosi articoli di stampa nei quali viene ipotizzata l’inadeguatezza e l’incompletezza delle indagini svolte dalla Procura di Civitavecchia”.
“Nel Caso Vannini effettuati subito tutti i rilievi necessari”
“Dagli atti risulta che circa 30 minuti dopo il decesso, ufficiali di polizia giudiziaria del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Civitavecchia si sono recati presso l’abitaizone della famiglia Ciontoli. E hanno effettuato un capillare sopralluogo”, ha sottolineato il procuratore Andrea Vardaro. Il magistrato ha quindi ricordato che nel corso del sopralluogo gli agenti hanno sequestrato “oggetti e indumenti, nonché un bossolo esploso e due pistole”. Il procuratore ha aggiunto che “personale specializzato del Nucleo investigativo dei carabinieri di Ostia” ha prelevato sostanze ematiche che poi gli inquirenti hanno inviato al Ris di Roma. “Subito dopo il decesso, pertanto, sono stati effettuati i rilievi necessari per l’accertamento dello stato dei luoghi”, ha precisato Vardaro.
Tutti i passi della Procura di Civitavecchia
Il procuratore ha poi ricordato i prelievi di polvere da sparo sui membri della famiglia Ciontoli e il “decreto urgente” per le intercettazioni delle loro conversazioni nel corridoio della stazione dei carabinieri di Civitavecchia”.