Cara Boschi, la giustizia si riforma in Parlamento e non in classe (video)

12 Feb 2020 6:00 - di Francesco Storace

Lo scandalo siete voi, voi che usate la giustizia per i fatti vostri. Ve ne servite per colpire il nemico e mai per tutelare il cittadino dalla prepotenza in toga.

Ma a che serve, vorrei chiedere all’onorevole Boschi quella proposta di legge per istituire addirittura la giornata dell’errore giudiziario… È vero, ogni anno mille persone vengono sbattute in galera e riconosciute innocenti al termine del loro travaglio. Ventiseimila negli ultimi 25 anni. Travaglio, nomen omen.

Tre innocenti al giorno sbattuti in carcere

Sono tre al giorno. 25mila in 26 anni. E lo Stato risarcisce con 740 milioni. Parliamo di circa 81000 euro al giorno che prelevano dalle nostre tasse e tasche. Forse ci conviene suhire uno scippo.

E la Boschi vuole istituire la giornata delle vittime dell’errore giudiziario. Mica solo lei, per carità, ci sono anche la Gelmini di Forza Italia e il senatore leghista Ostellari, presidente della commissione giustizia a palazzo Madama.

Con il massimo rispetto e con certezza della vostra buona fede: ma ci siete o ci fate? Gli errori giudiziari devono essere cancellati non commemorati. Una classe politica decente ha il dovere di tirare fuori gli attributi e mettere in campo l’unica, vera riforma che costringa tutti i a fare i conti con la serietà e la severità del sistema giustizia.

Negli allegati alle proposte di legge, simili se non uguali, sfornate dal partito radicale, si fa riferimento all’abominevole caso Tortora. Che da lassù magari preferirebbe evitare la sua stessa sorte ad altri italiani piuttosto che ricordarne altre migliaia come lui.

Rinsavite, e scatenate invece l’inferno per garantire ai cittadini giustizia giusta. Se in mille innocenti vanno in galera ogni anno,  ci vuole un meccanismo che ammanetti piuttosto la creatività di certi magistrati. E che magari ne punisca seriamente e personalmente gli errori giudiziari.

Non sappiamo che farcene di una giornata l’anno di convegni, seminari, chiacchiere e Davighi et similia pur di fare titolo sui giornali.

Di più: vogliono costringere le scuole a discuterne. Il 17 giugno di ogni anno si pretende che gli alunni discutano del “valore della libertà, della dignità personale e della presunzione d’innocenza quale presidio costituzionale”. Magari in quelle classi lo apprenderanno figli di magistrati a manette supersoniche. Poi che faranno, tornati a casa vi illudete che chiederanno perché a papà o a mamma?

La giustizia discussa a scuola. E in Parlamento?

Ancora: ai nostri studenti, anziché matematica storia e geografia, o lingue ed educazione civica, bisognerà ammorbarli sulla “regola cui devono essere improntati i giudizi e il trattamento di coloro che sono ristretti in custodia cautelare prima e durante lo svolgi- mento del processo”. Scusa Boschi, ma se lo scolaro chiede al professore “se succedono cose sbagliate perché nessuno interviene”, che cosa dovrà rispondere il malcapitato?
Sarà bellissimo sapere che sui banchi scolastici “di ogni ordine e grado” si dovrà discutere una volta l’anno “sul valore del giusto processo quale unico strumento volto a garantire, entro tempi ragionevoli, l’accertamento della responsabilità penale in contraddittorio tra le parti e davanti a un giudice terzo ed equidistante tra accusa e difesa”. La separazione delle carriere va fatta in Parlamento, non in classe. I nostri ragazzi non meritano punizioni così verbose. Povera anima di Enzo Tortora…

 

TRENTA ANNI FA MORIVA ENZO TORTORA

Trenta anni fa moriva Enzo Tortora, conduttore televisivo, giornalista e autore. Un errore giudiziario e il successivo linciaggio mediatico cambiarono la sua vita. "Trent'anni di amarezza", ricorda la figlia, "per quel sacrificio mai ripagato". Il servizio di Marco Cosenza per il Tg3 delle 19 del 18 maggio 2018

Pubblicato da Tg3 su Venerdì 18 maggio 2018

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • maurizio pinna 13 Febbraio 2020

    In “Una giornata di Ivan Denisovic” Aleksandr Solženicyn sostiene che il comunista è il peggior conduttore del genere umano. Non solo, è anche politician killer. Fin che può usa i media, quelli che hanno sempre ragione, guidati dai compagni giornalisti nipoti degli antichi trinariciuti, poi passa la mano ai giustizialisti sanculotti, quelli che nonostante le circolari Alleate del 1945 continuano a mantenere in vita i Tribunali del Popolo. E allora via ai teoremi, al “non può non essere”, “non può non sapere”. La Onorevole Miss “simpatia” da innovatrice pensa alla giornata nelle scuole, là dove dal 1945 esiste il soviet dei docenti. Anche se trito chiudo con il latinista Concetto Marchesi, che in un intervento all’VIII congresso del PCI così si era espresso: «Noi dobbiamo combattere l’idea diffusa che tutto nel nostro mondo comunista sia uggia, pesantezza, musoneria, rancorosità…

  • Maria Grazia 12 Febbraio 2020

    Parole sante. Ma se non accettiamo il principio che ciascuno è responsabile dei propri atti, senza eccezioni di casta o di partito, la strada è ancora lunga….
    In bocca al lupo a Salvini, spero che il suo sacrificio serva a qualcosa.

  • Mario Salvatore Manca 12 Febbraio 2020

    Concordo in pieno con Francesco Storace. Per quanto concerne il caso Tortora, mi viene spontaneo fare “due più due”: tre mesi prima del suo clamoroso arresto, come tutti ricordano, morì il Re Umberto II (a parte l’assordante silenzio delle autorità repubblicane che persero l’ultima occasione di riscattarsi dal colpo di stato di quel doloroso 12 giugno 1946). Ma si dava il caso che l’unico giornalista italiano presente al funerale di Sua Maestà fu proprio Enzo Tortora. Mia nonna mi insegnava che “a pensaa mal se fa peccaa, ma ‘ndi volti s’induina” (a pensar male si fa peccato, ma a volte si indovina). Frase che ripeteva anche in romanesco il senatore Andreotti. Quindi, se tanto mi dà tanto…

  • Carlo Cervini 12 Febbraio 2020

    Il problema vero è: si può riformare un tumore ???? o lo si estirpa o rimane solo la fossa. Nessuno è in grado, neanche il Parlamento, di fermare questa orda di giudici bolscevichi che usano la Giustizia per fare politica secondo le loro ideologie.
    Bisogna cancellare e rifare tutto; quando a un “vincitore” di un concorso pubblico viene dato il potere di vita o di morte civile e sociale su un’altro uomo, siamo ben oltre la dittatura.