Taglio dei parlamentari, tutti cambiano idea. Solo Fratelli d’Italia resta coerente: no al referendum

11 Gen 2020 11:40 - di Eugenio Battisti
taglio parlamentari

Raggiunto sul filo di lana il quorum di firme per richiedere il referendum sul taglio dei parlamentari. Superato il numero minimo di 64 firme. Dopo il “giallo” delle firme ritirate che ha fatto slittare la presentazione del quesito in Cassazione. Nelle ultime ore tutti hanno cambiato posizione. Solo Fratelli d’Italia è rimasta coerente. Nell’elenco delle firme non c’è un solo senatore del partito di Giorgia Meloni.

Taglio dei parlamentari, l’aiutino della Lega

All’ultimo momento, infatti, è  arrivato l’“aiutino” della Lega. Che per quattro volte in Aula aveva votato a favore della riduzione dei parlamentari. Sei i senatori del Carroccio che si aggiungono ai firmatari. Sostanziale anche il contributo di  Forza Italia, con 5 nuove firme. Proprio il ritiro delle firme da parte di 4 senatori azzurri (vicini a Mara Carfagna) aveva messo a rischio il referendum.

Salvini difende la scelta referendaria che avvicinerebbe il voto anticipato. E fa arrabbiare i 5Stelle che mal digeriscono l’operazione.  «Pur di non tagliare il numero di poltrone Salvini e la Lega firmano all’ultimo istante il referendum», protestano.

«Abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni. Perché prima va a casa questo governo di incapaci e meglio è». Così il leader leghista. Senza referendum la legislatura sarebbe stata blindata. E alle prossime elezioni si voterebbe per eleggere un numero ridotto di parlamentari, dissolvendo la possibilità di molti parlamentari di essere rieletti. Presentando le firme per il referendum, resta aperta una “finestra” per andare al voto anticipato prima della consultazione.

Fratelli d’Italia non cambia idea

Nel guazzabuglio generale, solo Fratelli d’Italia non si è mossa di un centimetro dalla sua posizione. Da sempre favorevole allo snellimento del Parlamento, accompagnato da una profonda riforma costituzionale che preveda il presidenzialismo. Nella giravolta di tutti,  Giorgia Meloni è rimasta da sola a difendere il taglio dei parlamentari.  Fratelli d’Italia resta così l’unico gruppo in Senato a non aver firmato per la consultazione. «Una scelta coerente con i nostri voti in Parlamento, sempre a favore della diminuzione dei parlamentari. Una posizione che confermeremo quando si dovesse celebrare il referendum, chiedendo agli italiani di votare sì al taglio». «Sul taglio dei parlamentari non esistono primi della classe, Fdi lo chiede da anni», ha ricordato Fabio Rampelli durante la discussione generale sul testo in discussione alla Camera.

Il Pd non parla, Forza Italia nel mirino

Sugli altri fronti è una partita a scacchi con cambi di rotta quotidiani. Spicca il contrordine del Pd. Che, dopo aver votato contro il taglio per ben tre volte, dopo l’accordo di governo con i 5Stelle, ha fatto una improvvisa inversione a U. Una voltafaccia per mantenere in vita l’esecutivo fino a scadenza naturale. E confermare il numero di poltrone. Non a caso oggi il partito di Zingaretti non parla. Sono 5 i senatori dem tra i firmatari. Fonti del Nazareno sono costretti a precisare che lo hanno fatto a titolo personale.

Il manipolo dei senatori firmatari si divide tra Forza Italia (42 firme), Lega – Sp PsD’Az (9 firme), Pd (5 firme), Italia Viva (2 firme), 5Stelle (2 firme), gruppo Misto (11 firme).

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