Sassari, ennesima follia in carcere: detenuto al 41bis aggredisce poliziotto. Protesta la Polizia penitenziaria

24 Gen 2020 16:00 - di Redazione
carcere di sassari

Sassari, follia in carcere. Ancora una volta al centro delle cronache è la Casa circondariale di Bancali, a Sassari. Al suo interno si è vissuta questa mattina una giornata ad altissima tensione. “Deprecabile e grave è stata l’aggressione violenta di un detenuto al 41 bis verso un agente di Polizia penitenziaria”. Lo spiega Antonio Cannas, delegato nazionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Mentre, questa mattina, l’agente è entrato nella cella del detenuto per i controlli quotidiani di sicurezza, quest’ultimo si è scagliato contro il poliziotto. Il detenuto ha usato una penna come punteruolo. L’aggressione è stata particolarmente violenta e il tappo della penna si è conficcato nel visto dell’agente. Non si conoscono le ragioni di questa violenta aggressione ma una cosa è certa: è una violenza grave e inaccettabile”.

Solidarietà al poliziotto aggredito a Sassari

Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe), esprime solidarietà al poliziotto contuso. E denuncia: “Registriamo ancora una volta un episodio di violenza nei confronti di personale appartenente al Corpo in servizio in Sardegna. I detenuti evidentemente, anche quelli sottoposti al regime del 41bis, sono convinti non di essere in carcere a scontare una pena.Sonoconvinti invece di essere in un albergo, dove possono fare ciò che preferiscono…”.

Denuncia del Sappe al ministro Bonafede

Nei giorni scorsi il Sappe aveva lanciato un appello al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulle criticità detentive regionali. “La Sardegna penitenziaria si caratterizza per una assoluta incertezza rispetto alla governabilità degli istituti penitenziari regionali”, aveva dichiarato Capece. “In Sardegna abbiamo oggi 2.288 detenuti – 39 donne e 2.249 uomini – ma, per dieci carceri, non ci sono i direttori e i funzionari di Polizia necessari. Questo significa che più strutture non hanno stabilmente un direttore e un comandante. E questo va inevitabilmente a incidere sulla loro funzionalità e governabilità. Non deve sfuggire che le donne e gli uomini del Corpo sono una sentinella sociale stabilmente ubicata nei gangli più nascosti del disagio e della sofferenza.Ossia proprio i luoghi di pena, e per quello possono anche cogliere segnali e fornire informazioni che sono state nel passato preziosissime o, addirittura, fondamentali nella lotta al terrorismo e al fenomeno mafioso”.

Il Sappe: troppa violenza nelle carceri sarde

Il Sappe mise inoltre in evidenza che “nel sistema penitenziario sardo oggi si registrano gravi episodi di violenza ed aggressione ai nostri agenti. Le situazioni strutturali sono al collasso. La gestione delle relazioni sindacali e del benessere del personale è ai minimi storici con elevatissima conflittualità sindacale. Gli eventi critici sono costanti e continui, come le colluttazioni, i ferimenti, le aggressioni, i tentati suicidi. E questo non garantisce affatto da un lato la certezza della pena detentiva e dall’altro le attività trattamentali di rieducazione del reo”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • beppe 24 Gennaio 2020

    Negli USA prima di aprire la cella vengono ammanettati e fatti accomodare fuori se questi fanno resistenza entra in azione una squadra equipaggiata antisommossa e viene neutralizzato all’istante senza tante cerimonie.Ehm in Italia è anticostituzionale?