Rigopiano, l’ex-capo della Mobile ai familiari delle vittime: lotta invereconda fra pezzi dello Stato

3 Gen 2020 17:13 - di Redazione
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«Voglio innanzitutto chiedere scusa, come uomo delle Istituzioni, per le disgustose ed assurde vicende che voi, familiari delle vittime di Rigopiano, siete da tempo costretti a vivere. In preda ad un comprensibile e crescente sgomento».
E’ così, con queste parole molto forti, che Pierfrancesco Muriana, l’ex-capo della Squadra Mobile di Pescara, si rivolge a Gianluca Tanda, portavoce del Comitato Familiari Vittime di Rigopiano.

«In attesa da quasi tre anni di giustizia, ma soprattutto di verità, state invece assistendo – scrive Muriana ai parenti delle vittime di Rigopiano – a quella che, ai vostri occhi e di quelli di tutta la comunità, appare come una lotta invereconda».

Su Rigopiano nascondono verità e si rimpallano responsabilità

«Una lotta – aggiunge ancora l’ex-capo della Mobile rivolto a chi ha perso un familiare a Rigopiano – tra pezzi dello Stato. Che, anziché profondere le loro energie nella ricerca dei veri motivi per i quali, anche in occasione del prossimo Natale, non vi sarà consentito di abbracciare i vostri cari come un tempo usavate, sembrano impegnati a infangarsi a vicenda e a rimpallarsi responsabilità. Se non addirittura a nascondere parti di verità».

«Da quasi trent’anni – racconta Pierfrancesco Muriana – mi onoro di servire la collettività nei ranghi della beneamata Polizia di Stato, sulle orme dei principi inculcatimi fin da bambino da mio padre, già Maresciallo Maggiore dell’altrettanto benemerita Arma dei Carabinieri».

«Sono vincolato al segreto di indagine e, pertanto – avverte l’ex-capo della Mobile parlando della tragedia di Rigopiano – impossibilitato in questa fase a rivelare il contenuto della segnalazione di reato, da me recentemente inoltrata alla Procura di Pescara, che in questi giorni è oggetto di una infamante campagna denigratoria».

«Sento il dovere di comunicarvi, tuttavia, che essa – rivela Muriana – è stata il frutto di un preliminare incontro con il Procuratore Capo di Pescara, il dr. Massimiliano Serpi, magistrato integerrimo e capace, a cui ho dapprima esposto i delicati elementi di prova da me raccolti. E dal quale ho ricevuto poi precise indicazioni sul da farsi».

«Arriverà il giorno – avvisa l’ex-capo della Mobile pescarese – in cui i miei atti di indagine saranno offerti al giudizio di tutti, nella più totale trasparenza. E saranno loro, prima ancora della mia voce, a scandire la verità storica dei fatti. Quella che non potrà essere alterata da un racconto partigiano».

«Comprensibile la rabbia di un padre che ha perso tragicamente il figlio»

«Desidero inoltre aggiungere che in quello scritto non ho relazionato “contro”, non essendo io lo strumento di nessuno, ma solo “a favore”. A favore della verità che sembra tardare ad arrivare, ma che dovrà obbligatoriamente essere tributata alla memoria dei vostri ventinove cari. Che, solo così, potranno finalmente riposare in pace».

L’ex-capo della Squadra Mobile chiede di estendere copia della lettera a tutti i familiari delle vittime di Rigopiano. E «anche al signor Alessio Feniello – sottolinea Muriana – che oggi mi addita come persona animata da loschi intenti. E in combutta con non meglio precisati personaggi».

«La sua è la comprensibile rabbia di un padre che ha perso un figlio in circostanze tragiche, al quale qualcuno sta probabilmente propalando una narrazione distorta dei fatti – ipotizza il dirigente di polizia – Se ciò sta avvenendo per un cinico calcolo, quel qualcuno sarà chiamato a risponderne davanti alla giustizia di Dio e a quella degli uomini. Con profonda stima».

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