Gen 20 2020

Antonio Pannullo @ 19:15

Oggi Paolo Silvestri ha dato l’addio ai suoi “ragazzi”. Commovente cerimonia del “presente!”

Paolo Silvestri, classe 1939, stamattina è stato salutato dai suoi “ragazzi” del Fronte della Gioventù. I “ragazzi” di cui si parla oggi viaggiano tutti intorno ai 60 anni e oltre. Eppure erano tutti lì, nella chiesa del Buon Pastore in piazza dei Caduti della Montagnola, vicino casa di Paolo. Paolo Silvestri fu un attivissimo componente della segreteria federale del Msi di Roma. Trascorreva tutto il suo tempo fra via Quattro Fontane, sede della direzione nazionale del Msi, e via Alessandria, dove c’era la federazione romana. Era un organizzatore, un lavoratore, ma soprattutto un consigliere per tutta quella fantastica generazione di attivisti di quegli anni. Amico di Donato Lamorte, Massimo Anderson, Franco Tarantelli e naturalmente Guido Morice, il leader riconosciuto dei militanti degli anni di piombo.

Paolo Silvestri veniva da Mestre

Veneziano di Mestre, Paolo a fine anni Sessanta dovette allontanarsi dalla sua città perché ricercato dalla polizia. Non a caso padre Attilio Russo, venuto appositamente a Roma per celebrare le esequie, lo ha definito un “perseguitato dalla giustizia”. Paolo entrò nel meccanismo operativo del partito, e fu subito chiaro che era tagliato per questo mestiere. La politica era la sua passione.E ancora anni dopo, quando una certa politica era già finita, ogni mese partecipava alle cene degli ex attivisti di via Sommacampagna, dove amava intrattenersi e parlare di politica. E la sua visione era sempre chiaroveggente: vedeva e capiva la politica meglio di tanti altri “soloni” del giornalismo italiano. E la spiegava con quel suo delizioso accento veneto, dal quale traspariva il suo cattere mite e riflessivo. Nella sua prolusione, padre Attilio, che lo conosceva da oltre mezzo secolo, ne ha ricordato la figura. La sua amicizia con Alberto Rossi, leggendario capo dei Volontari Nazionali, il suo indefesso lavoro nella macchina organizzativa del Msi.

Paolo, “burocrate” e uomo d’azione

Ma Paolo Silvestri non era solo un “burocrate”, ma all’occorrenza anche uomo d’azione. Come ha raccontato Roberto Rosseti, era con i suoi ragazzi quella mattina a piazzale Clodio di alcuni decenni fa. Alle 6,30 c’era il concentramento dei missino davanti al tribunale, per poter assistere al processo Primavalle, dove erano imputati gli assassini dei fratelli Mattei. L’ultrasinistra non voleva assolutamente consentire ai “fascisti” di assistere al provcesso ai boia di Potere Operaio, e così si mobilitarono in forze. Già davanti al tribunale le revolverate degli antifascisti accolsero i giovani del Fronte. Dopo, gli scontri si spostarono a piazza Risorgimento, dove gli assassini rossi spararono ancora, stavolta per uccidere. Cadde il giovane greco Mikis Mantakas proprio davanti la porta della sezione Prati. L’episodio è stato raccontato da Roberto Rosseti, ex Volontario Nazionale, nella sua orazione funebre sul sagrato della chiesa.

La difesa di via Noto nel 1975

Di un altro episodio, sempre per la serie “militanza totale”, ho un ricordo personale. Era il 1973, ottobre. Il “teatro” dei fatti era il liceo Augusto in via Appia, poco distante dal circolo autonomo del FdG di via Noto e non lontano dalle sezioni Appio e Tuscolano, rispettivamente via Etruria e via Acca Larenzia. Centinaia di compagni avevano in programma una assemblea nel liceo. Vi partecipavano gli operai della Stefer, tutti comunisti, iscritti del Pci di via Appia, studenti, e vari militanti dei movimenti ultracomunisti della zona. Il clou dell’assemblea sarebbe stato l’assalto in forze a via Noto. Ma i missini erano preparati, anche perché erano giorni che i ragazzi di destra subivano continue aggressioni. Oltre agli attivisti di via Noto, a difendere la sede giunsero numerosi dirigenti di partit. Rauti, Pazienza, Saccucci, Marchio, Turchi, Buontempo, Gaetani Lovatelli (in quell’anno federale di Roma), Gionfrida, Ciancamerla e il nostro Paolo Silvestri. Come si vede, molti di loro non ci sono più, ma si batterono come leoni per la libertà e l’esistenza del circolo. L’assalto della turba comunista venne respinto con successo.

Ciao, fratello maggiore

“Un fratello maggiore”, lo hanno definito Rosseti e padre Attilio. Ed era proprio così, per tutti noi ragazzi del Fronte. E nonostante le scelte di ognuno di noi, Paolo compreso, abbiamo fatto alla fine della politica. Ma gli ideali che ci hanno informati, ai quali abbiamo sempre creduto, non sono mai mai venuti meno nel corso della vita. E la chiesa di stamattina ne era la dimostrazione. Così come il “presente!” chiamato a voce tesa da Giodo Morice, capo indiscusso dei ragazzi di allora, al quale abbiamo tutti risposto commossi.