Maurizio Serra all’Académie française: primo italiano ad entrare tra gli “immortali” di Francia. «Resto italiano»
Non accadeva dal 1635. L’ambasciatore Maurizio Serra è stato eletto membro dell’Académie française: sarà il primo italiano a entrare tra i 40 “immortali” di Francia. Occuperà il seggio che fu di Simone Veil, scomparsa il 30 giugno 2017 a Parigi a quasi novant’anni. Una donna molto amata dai francesi. Il rispetto per Simone Veil si è manifestato anche nella scelta del suo successore. Perché gli accademici hanno tenuto in particolare considerazione il parere dei suoi due figli, Jean e Pierre-François Veil.
Che cos’è l’Académie française
L’Académie française è stata fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu e da allora l’istituzione è garante della correttezza della lingua francese, sorvegliandone l’evoluzione. La nazionalità francese non è un requisito necessario per entrarvi, ma alcuni «immortali» sono stati naturalizzati prima dell’elezione, come Joseph Kessel o Eugene Ionésco, e molti appartengono a Paesi francofoni, come Dany Laferrière, haitiano-canadese.
Maurizio Serra eletto al primo turno
Serra è stato eletto al primo turno delle votazioni, con 17 voti a favore. Contrario solo Edoardo Pisani. Due le le schede bianche mentre altre erano segnate con una croce. Un riconoscimento di altissimo valore per l’Italia. Maurizio Serra è il diplomatico più prestigioso di cui dispone il nostro Paese. Lunga e articolata la sua carriera. È scrittore e diplomatico ed è stato vincitore del premio Goncourt della biografia per l’opera su Malaparte (Marsilio) e del premio Chateaubriand per quella su d’Annunzio (Neri Pozza). Nato a Londra nel 1955, Maurizio Serra ha rappresentato l’Italia a Berlino e a Mosca ai tempi dell’Unione sovietica. Poi è stato ambasciatore all’Onu a Ginevra e all’Unesco a Parigi. Ha diretto l’istituto diplomatico del ministero degli Affari esteri e insegnato Storia delle relazioni internazionali alla Luiss di Roma. È autore di numerosi saggi e articoli.
«La mia cittadinanza resta quella italiana»
Serra ha rilasciato subito dopo la sua nomina una dichiarazione al Giornale spiegando di non esser «stupito» per la scelta. «La cosa era nell’aria. Onorato ovviamente sì, il seggio numero 13 originariamente è stato di un gigante della letteratura del teatro come Jeane Racine. E, poi, ovviamente anche essere il primo italiano dal 1635… Non so come dire». Quanto alla sua italianità: «Io sono e resto italiano, la mia unica cittadinanza è quella e questo è chiaro a tutti. Compreso chi mi mi ha votato. Anche se spesso scrivo la prima versione di un saggio in francese la mia intenzione è comunque di continuare a produrre e a tradurre le cose anche in italiano».