Maggioranza senza vergogna: il mondo brucia, ma il governo si trastulla con la legge elettorale

8 Gen 2020 16:15 - di Valerio Falerni
legge elettorale

Un vertice sulla legge elettorale mentre il mondo balla sull’orlo di una nuova guerra mondiale. Benvenuti nell’Italia del Conte-bis. «Raro esempio di irresponsabilità e di non comune sprezzo del ridicolo», andrebbe inciso nel marmo a sua imperitura vergogna. Purtroppo è tutto vero. Gli sherpa della maggioranza si sono incontrati alla Camera per una riunione che fonti parlamentari hanno definito come «tecnica». Un rigurgito di pudore nel tentativo di nascondere che nulla ormai è perduto, tra i giallo-rossi, fuorché l’onore. Eh sì, perché ce ne vuole di faccia tosta per mettersi ad almanaccare di latinorum elettorale mentre tutt’intorno è un rombare di cannoni.

In corso vertice sulla legge elettorale

Magari si potesse origliare per captare sussurri e grida degli esperti colà riuniti con tanto di grafici, percentuali e simulazioni. Sarebbe uno spettacolo sentirli parlare di Rosatellum. O di modello spagnolo, senza trascurare quello israeliano e  – perché no? – quello estone o islandese. Chiusi una stanza affumicata, gli occhi arrossati dal troppo studio, gli sherpa giallo-rossi della legge elettorale ricordano i «poveretti come soffrono» della pubblicità di un famoso callifugo. E con ragione visto che a qualunque latitudine ricorrano, vincono sempre gli altri, gli odiati sovranisti.

M5S e Pd in affanno nei sondaggi

E se tanto ci dà tanto, la concomitanza del summit sulla legge elettorale con i venti di guerra in corso, un suo perché ce l’ha. Eccome se ce l’ha. A maggior ragione quando realizzi che se i voti non li hai più, le elezioni non te le fa vincere neppure il Mago Otelma. Il resto viene di conseguenza. Modello per modello, se solo potessero, Pd e M5S adotterebbero quello scelto da Haftar per liberarsi di al-Serraj in Libia o quello a drone unico inaugurato da Donald Trump per sbarazzarsi del capolista dei nemici Usa, il generale Qasim Soleimani. «La guerra – diceva del resto von Clausewitz – è la continuazione della politica con altri mezzi». Se solo lo sapessero Di Maio e Zingaretti.

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