Lo chiamavano il Machiavelli del Medio Oriente: vita, potere e successi di Qassem Soleimani

3 Gen 2020 13:44 - di Redazione

“Il Machiavelli del Medio Oriente”, il generale iraniano Qassem Soleimani ucciso in un raid vicino all’aeroporto di Baghdad, figurava tra “I venti volti che potrebbero dare forma al mondo nel 2020”. Questi almeno secondo la classifica stilata dal Times. 

“Questo sarà l’anno in cui l’esile generale dai capelli grigi cementerà la sua reputazione di Machiavelli del Medio Oriente o dimostrerà che anche gli attori più scaltri possono fare le spese della superbia. In qualità di capo della Forza al Quds, egli ha realizzato il sogno iraniano di un corridoio terrestre da Teheran al Mediterraneo controllato da milizie leali. Ma sta incontrando resistenza, con la popolazione sciita dell’Iraq che si rivolta contro l’Iran. Il generale Soleimani sa di dover ora dimostrare di meritare la fiducia dell’Ayatollah Ali Khamenei“.

Ma il Machiavelli  del Medio Oriente era molto più di un generale. È stato l’artefice di un corridoio sotto l’influenza iraniana che parte da Teheran. Epassando da Baghdad, Damasco e Beirut, arriva direttamente alle sponde del Mediterraneo. Un’area gigantesca che ha reso la Repubblica islamica una potenza regionale. Negli ultimi anni il comandante della Forza Qud  è stato il responsabile della strategia (vincente) iraniana nelle aree di crisi della regione. Dalla Siria all’Iraq fino allo Yemen.

Il generale aveva grande influenza a Teheran ed era considerato molto vicino alla Guida Suprema, Ali Khamenei. Era stato nominato alla fine degli anni Novanta comandante della Forza Quds. Un corpo d’élite che si occupa principalmente delle operazioni all’estero dei Pasdaran. Negli anni ’80 era stato un protagonista della guerra contro l’Iraq.

In anni recenti , Soleimani è stato il capo indiscusso della strategia iraniana nella regione A lui si deve la vittoria militare sull‘Isis in Iraq. Anche grazie all’invenzione  delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi). Cioè una coalizione di milizie sciite filo-Teheran. E sempre  a Soleimani (oltre che a Putin) si deve anche il fatto che Bashar al-Assad dè ancora alla guida della Siria.

Di recente il generale aveva iniziato ad apparire in pubblico diventando sempre più presente sui media iraniani. Al punto che erano iniziate a circolare voci su una sua possibile carriera in politica. Anche le sue recenti dichiarazioni avevano il sapore di un leader politico “in pectore”. Come quando si rivolgeva a Trump sfidandolo apertamente. “Puoi iniziare una guerra, ma saremo noi a finirla. Chiedi ai tuoi predecessori. Smettetela di minacciarci”, affermava.

Sul nucleare Soleimani era un sostenitore della linea dura. Se ora le autorità iraniane accettassero di negoziare con gli Stati Uniti – era il suo pensiero – significherebbe cedere alla “pressione” di Washington che ha ripristinato le sanzioni contro Teheran proprio con l’obiettivo di aprire un negoziato.

Commenti

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  • plaiblack 3 Gennaio 2020

    GRAZIE AL CIELO UN ARTICOLO CHE MI FA’ SENTIRE PIU’ A MIO AGIO,PERCHE’ CICCIO BELLO SALVINI NON MI PIACE,NON MI PIACCIONO GLI AMICI DEI SIONISTI,E NON MI PIACE L’ATLANTISMO CHE HA PROGRAMMATO L’INVASIONE DELL’ITALIA.