Laddove c’era il MoVimento ora c’è una voragine. Se la legislatura non rischia, Conte sì

27 Gen 2020 14:39 - di Lando Chiarini
Conte

I più anziani, Giuseppe Conte compreso, ricorderanno certamente la parabola del Psiup, partito nato nel 1964 dalla scissione della corrente di sinistra del Partito Socialista. Dopo aver acceso illusioni e speranze, il Psiup si spense del tutto alle elezioni politiche del ’72. E da allora il suo acronimo fu tradotto da tutti come “partito scomparso in un pomeriggio“. Sulla sua scia c’è ora il M5S, passato in un amen da primo partito a quantité négligeable. A scoria, insomma. Diversamente dal Psiup, però, il MoVimento ideato da Casaleggio, forgiato da Grillo e distrutto da Di Maio è ancora spaparanzato in bella mostra in Parlamento, dove i suoi gruppi sono di gran lunga maggioritari. Una situazione che non trova riscontri negli annali italiani e di nessun altra democrazia occidentale.

L’implosione del M5S condiziona lo scenario nazionale

Il primo a saperlo è proprio Conte. Lui è premier grazie all’indicazione dei grillini all’indomani delle elezioni di due anni fa. Mentre varcava la soglia di Palazzo Chigi, agli italiani che ne ignoravano persino l’esistenza, si presentò come Avvocato del popolo. In realtà è l’ottimo avvocato di se stesso, visto che è stato l’unico a restare in sella a cavallo caduto, cioè quando Salvini gli revocò la fiducia. E tutto lascia pensare che vorrà bissare l’impresa ora che il doppio appuntamento elettorale di ieri – Emilia Romagna e Calabria – ha certificato l’avvenuta evaporazione elettorale dei suoi padrini politici. Poiché non è il fiuto a fargli difetto, Giuseppi ha già messo le mani avanti derubricando le elezioni di domenica a «voto regionale» e comunque «non sul governo».

O Conte si fa un partito o torna a fare l’avvocato

Deve però vedere se la pensano così anche i compagni del Pd. Dalle prime reazioni a a caldo, sembrerebbe di no. Anzi, appaiono fermamente intenzionati ad illuminare a giorno la voragine apertasi sotto i Cinquestelle. Prova ne sia l’alt già intimato al MoVimento dal capogruppo dem al Senato  Marcucci sulle «leggi bandierina». Come la prescrizione, per capirci. In politica, si sa, programma e organigramma sono sinonimi. E spesso quando si mira al primo è solo per colpire il secondo. A cominciare dal bersaglio grosso di Palazzo Chigi. Morale: o Conte si dota di una forza propria o torna a fare l’avvocato sul serio. Perché, come ammoniva Machiavelli, «i profeti disarmati sempre ruinorno».

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