Coronavirus, tra contagi e falsi allarmi è psicosi pandemia. Ecco le città italiane più a rischio
Il coronavirus che arriva dalla Cina fa paura. Il contagio si diffonde in Europa. E le città italiane, tra allarme concreto e psicosi, anche se non ancora colpite, non ne sono immuni. Così, mentre apprendiamo di come e quanto velocemente sale il bolancio delle vittime del virus in Cina: 41 morti e 1.287 casi. Con 56 milioni di persone isolate. Dopo la notizia dei primi casi documentati in Australia e Giappone. E mentre nelle ultime ore si apprende dei primi contagi europei a Parigi (2 casi) e a Bordeaux, da noi la paura fa novanta. E la cronaca registra falsi allarmi a Bari e Parma. Dunque, la domanda a cui è sempre più urgente rispondere, diventa: quali sono le città italiane più a rischio?
Coronavirus, contagi e falsi allarmi: sale la psicosi ovunque
Intanto, per rispondere al preoccupante quesito va detto che il rischio di importazione di almeno un caso di coronavirus 2019-nCoV in Europa in 2 settimane va dal 33% al 70%. E il pericolo maggiore lo corrono Regno Unito (dal 9% al 24% a seconda dello scenario) e Germania (8-21%), seguite da Francia (5-13%), Italia (5-13%) e Spagna (4-11%). Almeno questa è la stima contenuta in uno studio preliminare dell’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica (Inserm), della Sorbonne Université e del Pierre Louis Institute of Epidemiology and Public Health. Che precisano di aver analizzato la situazione con le sole informazioni disponibili al momento.
Coronavirus, la diffusione dell’epidemia dalla Cina all’Europa
Coronavirus, le città italiane ed europee più a rischio
Il rischio di importazione in Europa è stimato come la probabilità che almeno un caso venga portato dalle province infette in Europa in un periodo di 2 settimane. Il lavoro presenta due scenari: uno “a bassa esportazione”, per cui il tasso di esportazione di casi dalla Cina resterebbe di 7 ogni due settimane, lo stesso osservato prima del blocco dei voli da Wuhan. L’altro “ad alta esportazione”, compatibile con un aumento del numero di infezioni in Cina, e pari a circa 3 volte il tasso di base. In alcuni Paesi, poi, è probabile che si verifichino importazioni in aeroporti multipli (ad esempio Germania e Italia), mentre in altri il rischio si concentra principalmente negli aeroporti che servono la capitale (ad esempio nel Regno Unito, dove Londra contribuisce al 75% del rischio, e in Francia, dove Parigi contribuisce all’89%).