Canzonette e politica. Quando la Dc si sentì offesa da Nilla Pizzi che cantava “Papaveri e papere”

19 Gen 2020 13:00 - di Redazione
Sanremo

Canzonette e politica. La storia di Sanremo è costellata di polemiche di  cui i partiti sono protagonisti. Rula Jebreal presenza poco gradita ai sovranisti. Le donne del Pd contro la frase di Amadeus sul ‘passo indietro’ e la partecipazione di Junior Cally. Fratelli d’Italia in difesa di Elisabetta Gregoraci. Per ora siamo a quattro polemiche. Più o meno nella media della storia del Festival che in 70 anni ha conosciuto ogni anno veleni di ogni tipo.

Un trend mai in diminuzione ma anzi sempre in aumento, quello dell’ingerenza sul Festival della politica. Che a Sanremo ha sempre trovato modo di ‘entrare’ nello show. Cercando spesso spazi di visibilità nel cono di luce della kermesse. E’ accaduto fin dalla seconda edizione, nel 1952. All’epoca la Democrazia Cristiana si sentì offesa dal testo di ‘Papaveri e Papere’ di Nilla Pizzi. Un testo che, secondo un’interpretazione, era una presa in giro proprio dei politici di maggioranza dell’epoca.

Il Msi contro Claudio Villa

Nel 1957 fu il missino Bruno Spampanato a presentare un’interrogazione al ministro delle Poste e Telecomunicazioni. La prima di una lunghissima serie di segnalazioni parlamentari ‘sanremesi’. Lo fece per chiedere conto del comportamento di Claudio Villa a Sanremo che, dopo aver steccato, si lasciò andare a una dichiarazione in stile ‘reuccio’ piena di orgoglio e superbia.

Interventi di politici ‘a gamba tesa’ sul Festival si sono ripetuti negli anni: ce ne fu uno, del democristiano Giovanni D’Antonio, anche nell’anno della tragica morte di Luigi Tenco, con annessa richiesta di abolire il Festival di Sanremo. Non tanto perché responsabile indirettamente della morte del cantautore quanto per aver ospitato un artista presentato nell’esposto come ‘drogato’ e ‘dedito agli stupefacenti’.

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