Balducci, ex-Csm, fa a pezzi la riforma Bonafede: Propaganda per accontentare i giustizialisti
Le riforme? «Fatte per accontentare la sete di giustizialismo»: non ci va leggera la professoressa Paola Balducci, docente di esecuzione penale alla Luiss ed ex-componente, in quota Sel, Sinistra Ecologia e Libertà, del Consiglio Superiore della Magistratura. Che, da sinistra, intervistata dal quotidiano “Il Dubbio”, fa a pezzi la proposta di riforma della giustizia del Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede.
Per la Balducci gli «interventi attuali» sono «basati sull’onda emotiva» e frutto della «paura» che domina la politica.
Il risultato, secondo la docente della Luis, è un «pan-penalismo spinto che sta caratterizzando la recente produzione legislativa». «Propaganda», taglia corto la ex-componente del Csm.
Balducci: il Codice Rosso sta creando problemi agli uffici giudiziari
La Balducci, che ha fatto parte di tutte le Commissioni che si sono occupate di modificare il processo penale, ha le idee molto chiare. E non fa sconti a nessuno.
Quando parla di «propaganda che non risolve alcunché» pensa, per esempio, «al Codice Rosso per i delitti di genere» voluto dal governo Conte. Un provvedimento «che sta creando seri problemi al lavoro degli uffici giudiziari». E sul Pd è spietata. E lo raffigura come un pugile, suonato, alle corde: «sta subendo le recenti riforme senza agire».
Secondo Bonafede, in prospettiva, il processo penale dovrà concludersi in un lasso di tempo di quattro anni. Un’utopia secondo l’ex-componente laica del Csm nominata lì da Sinistra Ecologia e Libertà: «Per realizzare tempistiche del genere – avverte – c’è un solo modo: minare il diritto di difesa e la presunzione, costituzionalmente prevista, di non colpevolezza». Insomma i pilastri del diritto, nella Patria del diritto.
Anche la toppa è peggio del buco, visto che dovrebbero essere introdotti, «poi, correttivi molto discutibili. Come l’appello monocratico».
Balducci: evitiamo altri scempi al codice
«Evitiamo altri scempi al codice – esorta la professoressa Balducci – O dobbiamo aspettare nuovamente la Corte Costituzionale che decida? La Consulta oramai non è più il giudice di legittimità sulle leggi ma il giudice che normalizza il nostro ordinamento. Vedasi, di recente, il 41bis», aggiunge.
Quanto al Csm, dove la giurista, allieva di Conso e Vassalli, ha rappresentato la sinistra per 4 anni, Paola Balducci ricorda quel parere fortemente critico del Consiglio – ma non vincolante per il Parlamento «come è giusto che sia» – sul blocco della prescrizione, parere ignorato da Bonafede.
«Chi scrive questi pareri sono magistrati di tutte le correnti. Che hanno il polso di quanto avviene negli uffici giudiziari. Senza dimenticare il contribuito dei laici, avvocati e professori universitari. Non tenere conto di queste importanti indicazioni dovrebbe far riflettere tutti», ragiona l’ex-componente del Csm.
Contro il correntismo al Csm soluzione macchinosa
L’altra questione, delicatissima, che affronta Paola Balducci, e che riguarda l’organismo di autogoverno della magistratura, è il correntismo, un virus che ha infettato, fin dalle fondamenta, palazzo dei Marescialli condizionandone ogni atto.
Bonafede ha pensato a un sistema di elezione dei componenti togati basato su molti collegi, con il ballottaggio fra i primi due classificati. Il ministro grillino è così convinto di riuscire ad evitare l’inquinamento che c’è, di fatto, oggi.
«Non è certo questa soluzione macchinosa che eviterà gli effetti deleteri del correntismo – avverte la professoressa Balducci – Sono i gruppi associativi della magistratura e, quindi, le persone a dover cambiare. Le correnti devono tornare ad essere un luogo di confronto e di crescita culturale».
Ma la magistratura è davvero in grado di autoriformarsi e di mettere da parte non solo l’ideologia ma, anche, quella fame di potere che ha contraddistinto, fino ad oggi, tutti gli scandali che hanno coinvolto e travolto le toghe?