A chi Berlinguer? A noi… Salvini lo cita, e non è la prima volta. Zingaretti si indispettisce

9 Gen 2020 16:10 - di Redazione
Berlinguer

Berlinguer diventa, suo malgrado, un protagonista della campagna elettorale in Emilia Romagna. Matteo Salvini torna a citarlo: “Se Berlinguer tornasse e vedesse Renzi e Zingaretti sapeste quante gliene direbbe a questi qua”. La strategia del leader leghista è chiara: evidentemente vuole prendere i voti dei postcomunisti delusi e li rassicura. Li blandisce. Vuole far passare il concetto che l’attuale sinistra con Enrico Berlinguer non ha nessun legame.

Non ci sta Nicola Zingaretti che replica indispettito: “Salvini quando parla di Enrico Berlinguer si sciacqui la bocca”. Ma la replica del segretario dem arriva in ritardo. Non è infatti la prima volta che Salvini fa riferimento a Berlinguer.

A settembre, durante un comizio in Umbria, il leader della Lega aveva espresso lo stesso concetto: “Berlinguer avrebbe schifo per questi di sinistra che conoscono più banchieri che operai. Che conoscono più finanzieri che pescatori e artigiani”.

E lo scorso agosto, a ridosso della crisi di governo, Salvini aveva rilanciato la medesima tesi. «Gli eroi della sinistra oggi sono Saviano, Fabio Fazio, Carola. Nel passato la sinistra aveva Berlinguer, che poteva piacere o non piacere ma era un uomo con la U maiuscola».

Elogiare dunque il comunista Berlinguer per far risaltare la pochezza degli avversari di oggi: i Saviano, le Boschi, i Renzi. Per Salvini è ormai un tormentone. E poco possono le reazioni indignate di quelli del Pd. Un tormentone che anche Giorgia Meloni utilizza, per far risaltare le contraddizioni di un Pd che si allea con il M5S. “Con voi – è la sintesi della leader di Fratelli d’Italia – Berlinguer si rivolta nella tomba. Siete un partito in via di estinzione”.

È così che il segretario del Pci si trasforma in una sorta di mito nel lessico politico della destra. Un avversario, ma un avversario da rispettare. Laddove alla sinistra manca il coraggio di farlo tornare sugli altari proprio per timore di non reggere il confronto.

 

Commenti

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  • maurizio pinna 9 Gennaio 2020

    Enrico Berlinguer non era il “migliore”, elegante sì, nel tratto e nei modi, ma si fece sorprendere dalla “marcia dei 40mila” , convinto , come tutti quelli di sinistra, che il tempo si potesse fermare, per cui il partito era come un vecchio libretto al portatore, bastava aspettare ed ogni anno arrivavano gli interessi. E poi esisteva ancora l’Unione Sovietica, con lo zar Breznev, saldamente in sella e uno sciopero , almeno fino a quel fatidico 14 ottobre 1980, era ancora un’ arma totalmente vincente. Ma per l’ineffabile re di Roma, grande conoscitore della Storia, il tempo si è comunque fermato, anzi, è tornato indietro di 5mila anni, per cui tutti gli antenati del PCI sono come i faraoni, delle divinità di cui è proibito persino fare il nome, probabilmente pensando che un giorno tale “santificazione” toccherà anche a lui. Esimio Segretario, non pensa che anche il pensiero unico e il politicamente corretto abbiano fatto il loro tempo? Per cui è semplicemente assurdo che vi siano ancora dei nomi che si possono tranquillamente svillaneggiare, mentre per altri il solo pronunciamento costituisce lesa maestà?