Trieste, vergogna “rossa”: l’Anpi commemora i terroristi anti-italiani e il regime comunista di Tito
Il governo sa che “lo spazio pubblico dato in concessione all’Anpi, con finalità di “pace”, è utilizzato dall’associazione per il ricordo nostalgico del regime Titino, responsabile dell’epurazione di centinaia di migliaia di italiani? E che viene utilizzato a fini commemorativi e inneggiativi del terrorismo slavo del Tigr?”. A chiederlo sono i deputati di Fratelli d’Italia Luca De Carlo e Salvatore Deidda. I due parlamentari hanno presentato un’interrogazione al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, e a quello dell’Interno, Luciana Lamorgese, dopo le polemiche dei giorni scorsi per l’assegnazione decisa dal Comune di Trieste.
L’Anpi Trieste spunta il “Parco della Pace”
Il fatto è riassunto nelle premesse dell’interrogazione. Il 26 novembre il Comune di Trieste ha concesso al comitato cittadino dell’Anpi-Vzpi la gestione per 9 anni e a titolo gratuito del “Parco della Pace” di Opicina. In quello stesso luogo, però, ogni 15 dicembre si svolge la cerimonia di commemorazione dei partigiani sloveni Pinko Tomazic, Viktor Bobek, Ivan Ivancic, Simon Kos e Ivan Vidanl, che furono processati e giustiziati nel 1941.
FdI: “Celebrano terroristi anti italiani”
I cinque – si ricorda nell’interrogazione di De Carlo e Deidda – furono “membri dell’ Organizzazione Rivoluzionaria della Venezia Giulia Tigr e colpevoli di azioni violente”. Dagli attentati dinamitardi, agli omicidi, dagli assalti a pattuglie, ai sabotaggi, fino agli incendi di scuole e asili. “Questi ultimi ritenuti – ricordano gli esponenti di FdI – strumenti per l’italianizzazione”. Da qui, dunque, l’interrogazione al governo, “visto che i partigiani sloveni commemorati dall’ Anpi – Vzpi non erano affatto promotori di pace, ma terroristi anti italiani“.
La denuncia di CasaPound e l’isteria dell’Anpi
Il caso era esploso a ridosso dell’ultima commemorazione organizzata dall’Anpi. CasaPound aveva affisso alcuni manifesti in cui si ricordava che i partigiani sloveni non erano, appunto, “né vittime, né martiri”, ma “terroristi”. Manifesti seguiti proprio alla scelta del Comune di “istituzionalizzare” di fatto il loro ricordo, attraverso l’assegnazione del poligono dell’Opicina all’Anpi. Va da sé che l’Associazione partigiani, spalleggiata da esponenti locali del Pd, ha reagito con la consueta isteria, chiedendo – tanto per cambiare – “lo scioglimento di CasaPound”, oltre naturalmente alla rimozione dei manifesti. “L’unica cosa di cui non aveva bisogno questa città è un’altra meta di pellegrinaggio per i nostalgici titini. Era veramente necessario dare ulteriore spazio e visibilità a nostalgici filo titini e anti-italiani?”, è stata la replica del responsabile triestino di Cpi, Francesco Clun.
L’apologia, quando è rossa non è reato.