Scissione nei 5Stelle. Dopo le dimissioni natalizie, Fioramonti pensa a un partitino verde anti-Di Maio
Non bastano le dimissioni ad effetto nel giorno di Natale. Che scombussolano i già precari equilibri del governo. L’ormai ex ministro Fioramonti minaccia di fare le valigie dai 5Stelle. Che non a caso non hanno lesinato critiche al responsabile dell’Istruzione.
Fioramonti pronto a farsi il suo partitino
Ufficialmente ha lasciato l’incarico per coerenza, non avendo ottenuto i 3 miliardi di euro richiesti per la scuola e l’università. Ma dietro il gesto, di un tempismo sospetto, potrebbe nascondersi l’ambizione di dare vita e mettersi alla guida di un gruppo di dissidenti pentastellati. Un partito? Per ora si è trasferito al gruppo misto. Ma avrebbe in testa un nuovo partitino ecologista sul modello dei Verdi tedeschi.
L’ex ministro che passerà alla storia per le tasse sulle merendine e il mappamondo al posto del crocifisso è pronto alla pugna. A processarlo non è solo il partito di Renzi, che parla di un regolamento interno ai grillini. Anche il vertice dei 5Stelle parte all’attacco accusandolo anche di non versare da un anno i contributi alla cassa del partito, pari a 70mila euro. «Tre miliardi (per la ricerca, ndr) ? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve».
Prove di scissione, Di Maio ingoia il rospo
Prove di scissione, insomma. Con tanto di benedizione di Luigi Di Maio che non ne può più dei malpancisti in cerca di riflettori. Il capo dei grillini, preoccupato anche per la successione al ministero di viale Trastevere, parla dell’ennesimo esempio di «una continua ricerca di visibilità». Insomma se Fioramonti sbatte la porta e se ne va, non sarà rimpianto.
«Mi stupisce che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto». L’ex ministro, dopo le spiegazioni fornite a caldo, replica duro alle polemiche scoppiate dopo le sue dimissioni. «Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi», scrive su Facebook. E ricorda di aver più volte ribadito, sin dalle prime interviste, di volere «almeno un miliardo per la ricerca, pena le dimissioni».
«Io sono così: se una cosa la dico, poi la faccio», scrive ancora rivolgendosi a Renzi. «Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto”. “Quello che mi stupisce, però, è che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente».
Verso un nuovo gruppo ecologista
I dissapori con la leadership del M5S vengono da lontano. Da tempo l’ex docente di Pretoria attacca il nuovo corso deciso da Di Maio parlando di un “movimento snaturato”. Con l’obiettivo di ritornare «ai contenuti e alla filosofia primordiale del Movimento che nacque progressista-ambientalista». Insomma Fioramonti potrebbe prendere la guida di un nuovo gruppo parlamentare, partendo dalla Camera (al Senato potrebbe pescare da Leu) in veste di anti-Di Maio.