Rampelli chiede le dimissioni di Fioramonti: “Sull’Eni dichiarazioni inaudite”
«Il ministro Fioramonti si occupi dello stato devastante della scuole e dell’università italiana, si preoccupi di lavorare per aumentare i fondi per la ricerca. Non è suo compito, per fortuna, quello di destabilizzare una delle poche realtà di eccellenza che l’Italia vanta in tutto il mondo. Le sue affermazioni sono di una gravità inaudita, non solo perché non gli competono ma anche perché l’Eni è una società quotata in borsa, una società che opera in aree – oltre che in settori – particolarmente delicati e che rischia di subire ritorsioni per frasi di un ministro della Repubblica che parla a vanvera. Infine la smetta con l’ostentazione dell’inglese, frammisto al romanesco. Rappresenta l’Italia, la cui lingua è l’italiano». È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
Che cosa ha detto Fioramonti
Riconversione totale verso le forme di energia rinnovabile. Il ministro l’ha detto a margine della 25esima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop25 in svolgimento a Madrid. «L’Eni è una grande risorsa per il Paese se opererà una riconversione totale di tutti gli asset produttivi – ha spiegato il ministro Fioramonti – È necessaria una moratoria di tutte le nuove ricerche di fonti fossili. Ed è necessario un piano radicale che possa dimostrare in che modo l’azienda possa restare un asset strategico nel Ventunesimo secolo. Bisogna abbandonare le nuove esplorazioni di fossili. Abbiamo dieci anni per fare una riconversione spinta. Nel 2025 il petrolio dovrà essere un centesimo delle attività di Eni». Una vera e propria dichiarazione devastante sull’Eni. L’ennesima del ministro grilliino.
“L’Eni rinunci al petrolio”
Riconvertire, dunque, è la parola d’ordine “ed è quello che fanno le grandi compagnie che vengono dal fossile e si rendono conto che quello è un mercato morto”. Finora, sottolinea Fioramonti, “nessuno nel governo italiano, che io sappia, ha mai detto una cosa del genere perché si tende a dire che una grande azienda è un asset sulla base di quello che è stato fatto in passato e non sulla base di quello che riuscirà a fare in futuro”.