Orrore a Firenze, 53enne sequestrata, picchiata e violentata per un mese: l’aguzzino è il cognato

6 Dic 2019 13:07 - di Redazione
violenza sulle donne Adnkronos

Orrore a Firenze. Ennesimo scempio compiuto ai danni di una donna di 53anni, sequestrata, segregata, picchiata e violentata per 1 mese. Interminabili 30 giorni da incubo in balia di un aguzzino che, in questo caso, ha il volto del cognato. Una storia da brividi che ha davvero i contorni del racconto dell’orrore. Non per niente la vittima è stata rapita all’improvviso dall’orco dal volto conosciuto che ha rivelato sotto il manto dell’agnello, il pelo del lupo. E che, come tutti i lupi cattivi, la bracca e la tiene prigioniera prima in un pollaio. Poi in una roulotte in un bosco nel comune di Rufina. Uno spazio angusto arenato in un luogo isolato diventata la prigione della donna…

Sequestrata, segregata, picchiata e violentata per 1 mese

È il calvario vissuto dalla 53enne, che il suo carceriere ha rapato a zero. Ha costretto a subire continui rapporti sessuali. Ridotta a mangiare solo un qualche biscotto. E che tenuto prigioniera sempre legata ad una branda. Fino a quando, dopo quasi un mese di segregazione e abusi, approfittando dell’assenza del suo aguzzino, si è slegata. È fuggita nel bosco. E dopo diversi km è riuscita a chiedere aiuto a un automobilista di passaggio. Una volta lontana ha capito che il suo inferno era finito. E da lì ha trovato il coraggio di denunciare le atrocità commesse dall’ex cognato. Il quale ora è finito in carcere, arrestato dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Pontassieve (FI). I militari hanno eseguito nel tardo pomeriggio di ieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 55enne italiano, pregiudicato, già in libertà vigilata, per sequestro di persona in concorso, lesioni, violenza sessuale, violenza privata, rapina ed indebito utilizzo di carte di pagamento.

L’aguzzino le ha anche sottratto il reddito di cittadinanza

La vicenda risale agli inizi dello scorso mese di settembre, quando l’uomo, con la complicità del fratello, ha attirato nella propria dimora, in una località isolata del comune di Rufina (Fi) una donna 53enne, tra l’altro sua cognata in quanto ex moglie di un altro fratello, da cui si è separata da qualche tempo. Con l’inganno ha fatto entrare la cognata in un capannone adibito a pollaio dove, dopo averle sottratto la borsa, l’ha picchiata violentemente, anche utilizzando un tubo di plastica. L’ha legata ad una branda metallica. Ha dato inizio all’inferno di segregazione durato un mese. Un mese durante il quale la 53enne è stata slegata solo un paio di volte al giorno, per pochi minuti. Non solo: nel corso della prigionia il suo aguzzino le tagliato anche i capelli in modo rudimentale. E l’ha costretta a scrivere una lettera indirizzata all’ex marito per informarlo che si sarebbe trasferita all’estero, in modo da giustificare la sua irreperibilità. Poi, non contento, le ha anche fatto scrivere e firmare una delega a nome della compagna del suo carceriere, in modo da poter utilizzare la carta di pagamento della vittima, che percepisce il reddito di cittadinanza.

La fuga. Le indagini. L’attivazione del Codice Rosa per la vittima

Dopo giorni di segregazione, la vittima, ormai completamente assoggettata ed atterrita, è stata trasferita dal 55enne all’interno di una roulotte dove, per timore di nuove violenze, è stata costretta a sottostare agli appetiti sessuali dell’uomo. Un incubo interrotto solo dalla coraggiosa fuga della donna che, ritrovata la libertà, si è rivolta prima ad un’amica e poi ai servizi sociali ed ai carabinieri. Ai quali ha denunciato, in lacrime, l’accaduto. Subito, per lei, è stato attivato il Codice Rosa e il trasferimento in una struttura protetta. Le indagini, partite immediatamente dopo la denuncia, hanno portato alla custodia cautelare in carcere dell’aguzzino 55enne. Hanno subito trovato riscontri e conferme. Oltre ad aver acquisito elementi «fortemente indizianti a carico del sequestratore». Oltretutto gli inquirenti hanno chiarito anche il ruolo avuto nella vicenda dal fratello di quest’ultimo, al momento ritenuto complice del solo sequestro. Resta invece da definire il ruolo della compagna dell’arrestato, che si sarebbe comunque prestata ad utilizzare indebitamente in più occasioni la carta di pagamento della vittima. Aggiungendo al danno, anche la beffa…

 

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