Medici e operatori sanitari aggrediti sul lavoro: l’interrogazione di Maselli (FdI) in Giunta

4 Dic 2019 13:00 - di Vanessa Seffer
medici aggrediti in ospedale

Medici aggrediti sul lavoro. Pronto soccorso trasformati in trincee. Operatori sanitari allarmati. È emergenza. «Ora che la campagna mediatica lanciata dalla Cisl Medici ha fatto prendere piena consapevolezza alla politica e all’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, ci aspettiamo atti concreti e tempi rapidi». Così in una nota Luciano Cifaldi, Segretario generale della Cisl Medici Lazio e Benedetto Magliozzi, Segretario generale della Cisl Medici di Roma Capitale/Rieti, hanno commentato l’interrogazione a risposta immediata n. 251 del giorno 9 ottobre 2019, proposta dal Consigliere Maselli ed altri Consiglieri regionali. Fra cui Righini, Colosimo e Ghera. Una proposta che riguarda l’“Allarme sicurezza per il personale che presta servizio nei pronto soccorso del Lazio”, discussa in Regione.

Medici e operatori sanitari aggrediti sul lavoro

Il Consigliere di Fratelli d’Italia Maselli aveva presentato questa interrogazione. Mirata a sapere quali iniziative la Giunta avesse intenzione di prendere per tutelare il personale che a vario titolo opera nei Pronto Soccorso del Lazio. Un’interrogazione che nei suoi stralci, a partire dall’incipit, parte dal lungo elenco di casi di aggressione subìti da medici e personale ospedaliero in servizio nei vari pronto soccorso. Casi di medici aggrediti registrati in «articoli che purtroppo – spiega l’interrogazione – ogni giorno escono sui giornali». Si può affermare che le Aziende sanitarie siano titolari della legittimazione a costituirsi parte civile, insieme ai procedimenti penali azionati a carico degli autori dei reati commessi nei confronti del personale sanitario dipendente del servizio sanitario nazionale, sia in qualità di datori di lavoro della persona offesa, che nella veste di enti esponenziali di interessi e finalità costituzionalmente garantite…

L’interrogazione di Maselli (FdI) in Giunta

Perché ovviamente quando un dipendente di un’Azienda sanitaria viene aggredito non ha più la possibilità di esercitare il proprio ruolo. La propria professione. La propria mansione. Ed è chiaro che il danno non lo subisce solo il dipendente, ma lo subisce anche l’Azienda sanitaria». «La cosa più importante – prosegue quindi l’interrogazione – è che si preveda di attivare un meccanismo automatico che preveda la costituzione come parte civile di ASL e Regione Lazio». L’Assessore D’Amato ha ringraziato il Consigliere Maselli. E ha dichiarato che di questo tema «l’Aula già si è occupata». Ma che quello in oggetto «è un grande tema di carattere nazionale. Tant’è che anche in discussione parlamentare parte di tutti i Gruppi politici vi è un’attenzione particolare». «Finanche a presupporre alcune modifiche al Codice penale per quanto riguarda l’aggravante circa le aggressioni rispetto agli operatori sanitari».

La replica dell’Assessore in aula

«Io voglio ricordare – ha proseguito l’Assessore – che il Prefetto di Roma ha convocato a settembre scorso un apposito Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, da cui è scaturito un lavoro, ancora in corso, del Questore di Roma, circa l’attività di monitoraggio. E soprattutto rispetto ai grandi presìdi sanitari. Quelli che hanno un maggior numero di accessi. Pertanto presupponendo l’attività di intensificazione dei controlli. Un’attività anche di telesorveglianza e di televigilanza, in maniera tale da riuscire a collegarsi direttamente con le centrali operative delle forze di polizia. È stata inoltre messa a disposizione di tutti gli operatori una app gratuita, whereareU, che geolocalizza».

Le contromisure già attivate

«E che, anche in assenza di contatto vocale, consente di allertare le forze di sicurezza anche in assenza di collegamento vocale. In ultimo, rispetto alle considerazioni circa l’opportunità di costituzione di parte civile, lì dove sono conclamate le responsabilità, è assolutamente intenzione di questa Amministrazione dare indicazione in tal senso, sia alla ASL, in quanto datore di lavoro, ma in generale, per dare un messaggio chiaro e non lasciare soli gli operatori nel momento in cui subiscono questi atti di aggressione verbale o di violenza fisica».

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