Il clima cambia, ma perché? Passerella di politici al Cop25 di Madrid. E c’è anche chi approfitta per attaccare Trump

3 Dic 2019 16:18 - di Giovanni Trotta
clima

Il clima cambia. Solo questo è stato accertato dalla Cop25 in corso a Madrid. I tecnici studiano i ghiacciai, il livello dei mari, l’acqua. Ma nessuno ha ancora mai detto che si tratta di un effetto antropico significativo. I cicli di caldo o di freddo ci sono sempre stati, e non saranno i summit sul clima a poterlo impedire. Però tutte le organizzazioni vogliono fondi. Ricoirda un po’, per chi se lo ricorda, il famoso Club di Roma fondato nel 1968 da David Rockfeller. Comunque si è appreso che il 2019 lascerà alle spalle un decennio di calore globale “eccezionale” e forti impatti causati da eventi meteorologici estremi. E’ quanto ha annunciato il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (in inglese World Meteorological Organization, Wmo), Petteri Taalas.

Taalas ha presentato la relazione annuale del Wmo in occasione della XXV Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Madrid (COP25). Si registra una diminuzione record dei ghiacci e un aumento del livello del mare a causa dei gas serra e delle attività umane. Inoltre, secondo il rapporto le temperature degli ultimi cinque anni (2015-2019) sono state le più calde della storia. Taalas ha poi precisato che, secondo il rapporto Wmo “Stato del clima globale”, il 2019 è il secondo dei tre anni record delle temperature.

“I Paesi non investono sul clima”

Il clima pazzo insomma è sempre più una minaccia. “Salvaguardare la salute umana dall’impatto dei cambiamenti climatici è più urgente che mai. Tuttavia la maggior parte dei Paesi non sta agendo pienamente per raggiungere questo obiettivo. Solo il 38% ha messo in campo finanziamenti da destinare a un piano nazionale e meno del 10% ha convogliato le risorse per attuarlo completamente”. E’ quanto emerge dalla prima fotografia globale dei progressi compiuti sui cambiamenti climatici e la salute. Il report si basa sui dati provenienti da 101 Paesi intervistati dall’Organizzazione mondiale della sanità e riportati nel rapporto su salute e cambiamento climatico del 2018. I Paesi stanno sempre più dando la priorità al rapporto fra mutamenti del clima e salute. Con la metà dei Paesi intervistati che hanno sviluppato una strategia o un piano nazionale in materia. Ma, evidenzia l’Oms, concretamente solo una minoranza investe per realizzarli. “Il conto del cambiamento climatico non ricadrà solo sulle generazioni future, già ora le persone stanno pagando il prezzo con la loro salute”, afferma l’Oms.

Il 48% dei Paesi ha condotto una valutazione dei rischi climatici per la salute pubblica. I pericoli più comuni sono risultati stress da grande caldo. Quindi incidenti o decessi dovuti a eventi meteo estremi, cibo, acqua e malattie trasmesse da vettori come colera, Dengue o malaria. Tuttavia circa il 60% di questi Paesi riferisce che i risultati della valutazione hanno avuto un’influenza scarsa o nulla sull’allocazione delle risorse. L’indagine ha rilevato infine che i Paesi hanno difficoltà ad accedere ai finanziamenti internazionali per il clima per proteggere la salute della popolazione.

I dem approfittano per attaccare Trump

La conferenza sul clima è anche uno scusa per andare contro Donald Trump, a fini elettorali. “Gli Stati Uniti ci sono ancora”. La presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, guida una delegazione del Congresso alla Cop25 di Madrid. Per dimostrare che gli Stati Uniti non abbandonano la lotta ai cambiamenti climatici malgrado Trump abbia deciso il ritiro dagli accordi di Parigi. La presidente della commissione sulla Crisi climatica, Kathy Castor, parte della delegazione americana di 14 parlamentari, ha poi presentato “un piano di azione per il clima”. “Gli Stati Uniti faranno di tutto nell’azione climatica, malgrado Trump”.

Il viaggio della Pelosi a Madrid “è un ulteriore segnale del fatto che i democratici si preparano al giorno in cui Trump non sarà più presidente. Ossia quando gli Stati Uniti torneranno a spingere gli altri Paesi a tagliare le emissioni inquinanti”, scrive il Washington Post. Il giornale sottolinea che la presidente della Camera ha scelto di recarsi a Madrid malgrado questi siano giorni importanti per la procedura d’impeachment. Ma così i democratici vogliono dimostrare di poter seguire anche altre priorità, come quella del clima.

Onu e Ue in primissima fila

Il segretario generale dell’Onu, il socialista Antonio Guterres, ha aperto i lavori della Cop25. “Vogliamo veramente passare alla storia come la generazione che si comportata come lo struzzo, mentre il mondo bruciava?”, ha detto drammaticamente Guterres. Anche la Ue si mette in mostra. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che a marzo presenterà una proposta sulla “prima legge europea di transizione verso la neutralità climatica”. Con l’obiettivo che questo “si converta in qualcosa di irreversibile”.

Questa legge per la transizione, spiega von der Leyen, “riguarderà le emissioni nei principali settori”. Come i “prezzi di trasporto” e includerà energia pulita “a un prezzo equo” e “una strategia di protezione della biodiversità”. L’obiettivo, già indicato dalla presidente della Commissione Ue, è di rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2 entro il 2050. Ciò comporta tra le altre cose una riduzione delle emissioni di almeno il 25% entro il 2030. “Se vogliamo raggiungere questo obiettivo, dobbiamo agire ora e attuare le nostre politiche ora”, ribadisce von der Leyen.

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