Fioramonti, dopo le gaffe e gli insulti “si traveste” da studente: «Faccio anche io gli invalsi»
Lorenzo Fioramonti, il ministro grillino, l’uomo degli insulti e delle gaffe, torna a fare lo studente. E annuncia che anche lui si allenerà con il test Invalsi che ogni anno provoca l’ira e la rabbia di migliaia di studenti. Tutti, ma proprio tutti, li definiscono impossibili. Ma lui non ci crede. Pensa che il test sia una passeggiata. Ed è così che il ministro dell’Istruzione intervistato dal Mattino annuncia che si cimenterà con gli Invalsi per verificare il loro grado di difficoltà. «Il principio di valutazione lo difendo – dice – ma devono essere oggettivi. Per questo ho deciso di farli anche io». Non solo, vuole anche «verificare se è vero ciò che viene detto a proposito. Ad esempio, di domande trabocchetto che misurano solo un’attenzione e non il grado di apprendimento in modo chiaro e lineare. E poi – aggiunge – non devono essere invasivi. Non bisogna commettere lo stesso errore degli americani che dagli anni ’80 in poi hanno finito per creare un mercato dei libri di testo per prepararsi a queste prove. Con gli stessi docenti che insegnano come prepararsi a superarli anziché le materie di competenza. Gli studenti non devono studiare per i test, ecco l’obiettivo».
Fioramonti e la lista delle gaffe
Fioramonti da quando è ministro (ma non solo) non ne ha azzeccata una. Il suo “curriculum” è ricco di proposte irricevibili, passi falsi e offese. È stata sua l’idea di tassare le merendine a scuola. E che dire del post con cui ha autorizzato i presidi a giustificare l’assenza di quegli studenti (tutti, ovviamente) che partecipavano alla manifestazione a lui gradita di Greta Thunberg? Aveva indossato i panni del “gretino” ma poi era finito nel tritacarne. La lista degli esempi è lunga. Due mesi fa aveva mandato su tutte le furie la Cei dopo l’assurda proposta di togliere il Crocifisso dalle scuole. Salvo poi metterci una pezza, senza però riuscirci. Una bufera dietro l’altra. E così dopo le merendine e il Crocifisso sono venuti fuori gli insulti e offese a politici e polizia scritti qualche anno fa sui social. Anche questa volta a nulla erano valse le sue scuse postume. Tanto che Daniela Santanchè disse: «Mi ha chiamato privatamente dicendo che in fondo era giovane, che non era così grave. Io gli ho risposto che se uno è cogli*** a 30 anni non è intelligente a 50». E poi ci sono i “ritardi”. Come quello di invitare gli studenti a ricordare la caduta del Muro di Berlino. Ma solo in zona Cesarini.