E ti pareva: per il “Time” è Greta Thunberg la «persona dell’anno». Era meglio Checco Zalone
Evviva il lato comodo della storia. Chiedere per conferma a Greta Thunberg, 16 anni appena e già «Persona dell’Anno» 2019 per insindacabile giudizio della rivista americana Time. Un riconoscimento a dir poco scontato dopo che i potenti della Terra, chi più chi meno, hanno deciso di inseguirne le teorie sui cambiamenti climatici. È l’effetto di un mondo schizofrenico, che prima scommette sulle magnifiche sorti e progressive della scienza per poi abbracciare senza ritegno gli infondati allarmismi di una ragazzina con le trecce. Ma è davvero così o siamo in presenza di una gigantesca operazione di marketing?
Greta è un personaggio costruito in laboratorio
«A pensar male ci si azzecca», diceva qualcuno. E mai come in questo caso è vero. Basta leggere le motivazioni addotte dal Time per accorgersene: «Nel corso di poco più di un anno, una sedicenne di Stoccolma è passata da una protesta solitaria fuori dal Parlamento del suo Paese a guidare un movimento giovanile mondiale». Ma và. Certo, anche Napoleone era generale a soli 27 anni. Ma per lui parlavano le battaglie vittoriose, non gli scioperi autorizzati dai professori. E non aveva telecamere e microfoni al seguito. Greta, invece, lo capirebbe anche un bambino, è un personaggio realizzato in laboratorio. Una moderna Frankenstein assemblata con i pezzi putrefatti delle più viete ideologie anti-Occidentali, un mix ben dosato di pauperismo e terzomondismo.
Il trionfo del politically correct
In poche parole, il gretismo è il certificato di invalidità permanente di un’Europa senza orizzonte e inflaccidita dal benessere. Esattamente come l’estremismo era «la malattia infantile del comunismo» (copyright Lenin). La questione è tutta qui: l’Europa ha smesso di fare la storia e pronta e trova rifugio nelle confortevoli trincee del politically correct. Greta persona dell’anno è un surrogato per farci credere ancora vivi. Ma la storia della ragazzina con le trecce in lotta contro il mondo per un ambiente più pulito non tutti sono disposti a berla. Meglio di questa favoletta c’è l’ultimo film di Checco Zalone. Lui, almeno, la gavetta per diventare famoso l’ha fatta davvero.
Alla presa del potere i soviet bolscevichi russi stabilirono che tutte le cariche e i riconoscimenti importanti dovevano andare ai compagni, anche se erano giovani e inesperti. L’ Esercito russo, che era ancora schierato contro i tedeschi sostituì i generali zaristi con i sergenti comunisti. I tedeschi che erano tattici abilissimi attaccarono immediatamente e al primo giorno penetrarono di 35 km nelle linee russe travolgendo ogni resistenza, si fermarono solo perché stavano finendo le munizioni. Per i comunisti ignoranti la Storia non è mai stata maestra di vita, per cui continuano imperterriti. Oggi l’ interprete di turno della sceneggiata rossa è una ragazzina femminista, piuttosto antipatica, petulante, presupponente, saccente e prepotente, che pensa di risolvere i problemi complessi con il modello comunista: colpevolizzare e insultare qualcuno, pensare quello che dovranno fare altri e poi, bontà loro, criticare ciò che è stato fatto. La solita , trita, tiritera del politicamente corretto.