Delmastro ridicolizza Di Maio: “Di che cosa hai parlato col ministro saudita? Di libertà religiosa?”
“Il ministro Di Maio ha incontrato il ministro degli Esteri saudita per parlare di stabilità. Siamo alla solita vetrina propagandistica o il Ministro Di Maio ha chiesto la cessazione del conflitto in Yemen? Ha parlato della cessazione della destabilizzazione di tutta l’area mediorientale da parte dell’Arabia Saudita?”. Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Esteri va giù duro. E mette a nudo il nulla che si cela dietro l’operato da ministro del lader del M5S. Che snobba gli incontri internazionali. E che oggi ha incontrato il ministro di Stato per gli Affari esteri saudita, Adel al Jubeir, a Roma. Senza concludere nulla.
Delmastro a Di Maio: “Hai parlato di libertà religiosa?”
Ancora. Delmastro pone una serie di quesiti al ministro, senza i quali parlare di stabilità in quell’area equivale a una presa in giro. “Il Ministro Di Maio ha ricordato al Ministro saudita, ove vige la Sharia e la pena di morte per apostasia, che il primo dei diritti umani è quello della libertà religiosa? Senza libertà religiosa – incalza – e senza cessazione della destabilizzazione di tutta l’area è ben difficile parlare di stabilità”.
“Baratti i diritti umani”
Coltiviamo poche speranze, è la sintesi triste che l’esponente di FdI trae dalla pochezza di Di Maio. “Dalla Cina alle monarchie del Golfo la politica estera italiana ha un solo fine conduttore: barattare i diritti umani per qualche presunto affare economico“. Un ministro degli esteri così a cosa serve? Delmastro giorni fa aveva infatti incalzato Di Maio proprio sulla Cina: “Dal ministro Di Maio c’è stato un atteggiamento evasivo che va oltre ogni limite della decenza. Non ci ha spiegato perchè nel 2018 il M5S voleva andare a vendere i titoli di Stato e il debito pubblico italiano ai cinesi per farli diventare i padroni dell’Italia. Non ci ha spiegato perchè il memorandum della via della Seta ha ancora un’infinità di allegati tecnici secretati neanche vivessimo in Cile”.