Dal boom al “bum”: la triste parabola dei Cinquestelle a un passo dall’esplosione

28 Dic 2019 12:56 - di Valerio Falerni
Cinquestelle

Più d’una pentola a pressione: i Cinquestelle sono a un passo dall’esplosione. Se non ha fatto ancora bum è solo perché i suoi parlamentari sono atterriti dalla prospettiva del ritorno alle urne. Già, i tagliatori di poltrone si sono incollati sulla loro. E si dicono pronti a tutto purché a saltare non sia la legislatura. Una pattuglia di loro, forse una decina, è già pronta a trasmigrare altrove.

Fioramonti contro Paragone sulla restituzione degli stipendi

In mezzo Di Maio, sempre più ostaggio dei gruppetti interni. E da qualche giorno alle prese anche con la rogna innescata dalle dimissioni del ministro Fioramonti. Il sospetto è che il suo gesto nasconda l’intenzione di mettersi in proprio e muovere guerra al capo politico. Non è un caso se un minuto dopo l’annuncio delle dimissioni Gianluigi Paragone abbia tirato fuori la lista dei morosi Cinquestelle, tra cui lo stesso Fioramonti. Che però non ci sta e replica sostenendo che la pratica dei rimborsi è stata sospesa in attesa di chiarimenti sul passaggio «da una donazione sul Bilancio dello Stato ad un bonifico da effettuare su un conto privato».

Cinquestelle alle corde. Grillo tace

In tanta confusione, un dato appare certo: la restituzione di una quota dello stipendio da onorevole è, per molti grillini, ormai solo un ricordo del passato. E non è finita. Già, perché un altro siluro a Fioramonti arriva anche da Giarrusso. «Non è mai stato un attivista – sentenzia il senatore siciliano -. La sua nomina è stato un alto errore di Di Maio». Insomma, il clima è questo. E tutto lascia pensare che sia destinato a peggiorare ulteriormente. Soprattutto, autorizza a ritenere che questa volta non basteranno le mascherate di Grillo a riportare il sereno. Forse ci sbaglieremo, ma l’impressione è che ormai l’esplosione dei Cinquestelle non sia più una questione di se, ma solo di quando.

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