Crescita Pil, Istat: «L’economia italiana arranca. Nel 2018 ancora fanalino di coda in Europa»

30 Dic 2019 13:20 - di Redazione
Istat

L’Istat vede il bicchiere mezzo vuoto. In pratica, l’economia italiana nel 2018 è cresciuta, ma facciamo peggio di tutti gli altri grandi partner in sede Ue. Di più: cala sensibilmente rispetto all’1,6 registrato nel 2017. Nel 2018, infatti, il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.756.982 milioni di euro correnti. In termini di volume è aumentato dello 0,9 per cento, registrando per il quinto anno consecutivo una variazione positiva. Tuttavia, l’Italia tra i grandi paesi dell’Unione europea registra il più basso tasso di crescita del Pil in termini di volume.

Consumi aumentati del 5%

È quanto si legge nell’Annuario Statistico Italiano 2019, relativo allo scorso anno, messo a disposizione dall’Istat sul proprio portale. I consumi finali nazionali in volume, prosegue il nostro istituto di statistica, sono aumentati dello 0,5 per cento; nel dettaglio, la spesa delle famiglie residenti, effettuata sia in Italia sia all’estero, è cresciuta dello 0,6 per cento, in frenata rispetto al 2017, e la spesa delle Amministrazioni pubbliche dello 0,2 per cento. La dinamica in volume degli investimenti fissi lordi è stata positiva (+3,4 per cento), con un rallentamento rispetto all’anno precedente, ma tale da non interrompere la tendenza espansiva iniziata nel 2016.

Istat: «Calano i lavoratori a tempo indeterminato»

In chiaroscuro il dato del 2018 sull’occupazione. Secondo l’Istat, infatti, l’incremento fissa in 192 mila le unità in più rispetto all’anno precedente, superando i livelli pre-crisi. Il tasso di occupazione della fascia d’età compresa tra i 15 e i 64 anni sale al 58,5 per cento (+0,6 punti). Una percentuale che sfiora il livello massimo del 2008, ma ancora lontanissima dalla media Ue (68,6 per cento). Anche qui, però, il dato va analizzato con cautela. Ad aumentare, infatti, sono soltanto i dipendenti a tempo determinato (+215 mila), mentre torna a calare il tempo indeterminato. Prosegue la riduzione dei disoccupati (-151 mila) e del tasso di disoccupazione (-0,6 punti), in particolare per i giovani, che si associa alla complessiva diminuzione dell’inattività.

 

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