Caso Regeni, Conte parla con Al-Sisi. E’ l’ennesimo depistaggio del regime egiziano?

26 Dic 2019 18:28 - di Redazione
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Caso Regeni, una svolta o l’ennesima falsa speranza dall’Egitto? “Si è oggi svolta una lunga conversazione telefonica tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah Al Sisi. Al centro dei colloqui – riferisce una nota – la cooperazione bilaterale, con particolare riguardo alla ripresa dei contatti per l’urgente rilancio della collaborazione giudiziaria sull‘omicidio di Giulio Regeni“. Tra l’altro, Conte aveva già parlato in maggio con al-Sisi, ma non era successo nulla.

Regeni, per Palazzotto è un “segnale positivo”

Erasmo Palazzotto, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, considera “un segnale positivo” la telefonata tra Conte, e Al Sisi. Nella telefonata sottolineata l’urgenza del rilancio della collaborazione giudiziaria sull’omicidio dello studente italiano. “Mi auguro – dice – che effettivamente si riesca a far ripartire questa collaborazione che si era interrotta. Che ci sia la reale volontà di arrivare fino in fondo per far luce sulla morte di Giulio Regeni e che questa cooperazione possa aiutare naturalmente anche il lavoro della nostra commissione”.

A questo proposito, “a gennaio – annuncia Palazzotto – completeremo il ciclo di audizioni, ascoltando la famiglia di Giulio Regeni. Quindi, in base alla valutazione del materiale relativo all’indagine giudiziaria condotta dalla Procura, stabiliremo un percorso che ci auguriamo porti alla ricostruzione e all’accertamento della verità”.

Ben quattro i depistaggi dell’Egitto su Regeni

Come si ricorderà, ci furono ben quattro depistaggi degli apparati egiziani sulla morte di Giulio Regeni. E’ emerso nei giorni scorsi nell’audizione in commissione parlamentare di inchiesta sull’omicidio del ricercatore friulano. “Nell’immediatezza dei fatti sono stati fabbricati dei falsi per depistare le indagini. In primis l’autopsia svolta al Cairo che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale. Un altro depistaggio – ha spiegato il pm Colaiocco – è stato quello di collegare la morte di Giulio a un movente sessuale con Regeni ritrovato nudo.

Il Cairo tentò di depistare le indagini

Esistono poi, altri due più rilevanti tentativi di sviare le indagini. Il primo alla vigilia della trasferta dei pm romani del 14 marzo del 2016. “Due giorni prima un ingegnere parla alla tv egiziana raccontando di avere visto Regeni litigare con uno straniero dietro al consolato italiano e fissa alle 17 del 24 gennaio l’evento. E’ tuttavia emerso – ha spiegato il pm – che il racconto è falso e ciò è dimostrato dal traffico telefonico dell’ingegnere che era a chilometri di distanza dal consolato e sia dal fatto che Giulio a quell’ora stava guardando un film su internet a casa”.

Si volevano incolpare stranieri per la morte

“L’uomo che ha messo in atto il depistaggio ha ammesso di avere ricevuto istruzioni da un ufficiale della Sicurezza nazionale che faceva parte del team investigativo congiunto italo egiziano. Un depistaggio voluto per tutelare, come ha raccontato l’ingegnere, l’immagine dell’Egitto e incolpare stranieri per la morte di Regeni. Su questo episodio – ha spiegato Colaiocco- non ci risulta che la Procura del Cairo abbia mai incriminato nessuno. Il quarto tentativo di depistaggio è legato invece all’uccisione di cinque appartenenti a una banda criminale morti nel corso di uno scontro a fuoco. Per gli inquirenti egiziani era stati loro gli autori dell’omicidio”.

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