Caso Gregoretti, Bongiorno: “Conte e Di Maio sapevano. Abbiamo le prove”

30 Dic 2019 10:49 - di Sveva Ferri
gregoretti

“Non vedo l’ora di andar in tribunale, per rispondere del reato di difesa dei confini del mio Paese”. Intervistato dal Gr1, Matteo Salvini rilancia la sua sfida politica sul caso Gregoretti. La vicenda arriverà a uno snodo il 20 gennaio, quando la giunta del Senato si riunirà per decidere se autorizzare il procedimento contro il capo della Lega, indagato per sequestro di persona e abuso di poteri. La partita si gioca tutta sul fatto che l’allora ministro dell’Interno avesse condiviso o meno con il governo la scelta di bloccare lo sbarco dei migranti. Ed è una partita tanto “tecnica”, quanto politica. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio negano la circostanza, ma – anticipa in una intervista di oggi Giulia Bongiorno – bluffano e il loro gioco sarà scoperto.

Bongiorno: “Scelta condivisa, ci sono i documenti”

L’ex ministro della Pubblica amministrazione, nonché difensore di Salvini nel caso, spiega infatti a La Verità che “la decisione è stata presa nell’interesse pubblico ed era stata condivisa“. Non importa che poi non sia approdata anche in Consiglio dei ministri, come sottolineano di continuo Conte e Di Maio, perché “non serve un atto formale”. “Ciò che conta – chiarisce la senatrice leghista – è la condivisione effettiva di quella scelta e la compartecipazione attiva per trovare una soluzione al problema della redistribuzione dei migranti”. “Ci sono documenti – aggiunge Bongiorno – che ricostruiscono quei giorni e le varie comunicazioni che intercorsero”.

“Il caso Gregoretti è gemello della vicenda Diciotti”

L’avvocato Bongiorno non anticipa di cosa si tratti, per rispetto – sottolinea – al lavoro della giunta alla quale per prima saranno presentati. Una cosa però la dice: quelle carte “attestano” che il caso Gregoretti è “gemello” del caso Diciotti. “E Conte, da giurista, sa bene che in entrambi i casi si perseguiva l’interesse pubblico”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • maurizio pinna 30 Dicembre 2019

    Il garbuglio viene da lontano, perché né i Padri Costituenti né la Costituzione chiariscono con precisione le competenze in merito al COMANDO FFAA. Esiste un vago art.87 che stabilisce nel Presidente della Repubblica il Capo delle FFAA, e allora? Cosa vuol dire il Capo? Negli Ordinamenti di TUTTO il MONDO si parla di COMANDANTE, perché le FFAA si comandano, pienamente o operativamente! Vi fu un periodo, se non ricordo male, in cui il Presidente Cossiga che era scrupoloso, dopo aver riflettuto sui noti fatti di Sigonella, produsse una sorta di “Decreto cassetto” per cui in caso di emergenza il Presidente del Consiglio riceveva una sorta di autorizzazione preventiva ad esercitare il CONTROLLO OPERATIVO TEMPORANEO delle FF.AA. Allora, ciò detto, Salvini come poteva COMANDARE la nave militare? Ha emanato un ordine operativo “senza avere delega” e ciò nonostante il Comandante della nave ha ubbidito senza eccepire per PIU’ GIORNI? Si è recato a bordo della nave e si è sostituito al Comandante? Probabilmente qualcuno ricevuto l’input da Salvini ha emanato l’ordine. Comunque si cerchi di girare la frittata Salvini NON POTEVA ESSERE SOLO in tale faccenda. Lui poteva anche VOLERE ma non poteva ATTUARE DA SOLO. Ora una COMMISSIONE si riunisce per “leggere le carte” e decidere se… Leggano ma se prima non si chiariscono le idee su chi può COMANDARE non si va da nessuna parte!