Bonafede o malafede? Il ministro chiude gli occhi su una fuga di notizie in un’inchiesta a Parma

21 Dic 2019 15:36 - di Francesca De Ambra
Bonafede

Lo avrà pensato anche Bonafede: più scoop di così davvero non si può. Onore, dunque, ai colleghi della Gazzetta di Parma che hanno bruciato tutti sul tempo, imputati compresi, nell’aggiornare i lettori circa gli sviluppi dell’inchiesta Pasimafi sulla sanità parmigiana. Nelle vicende giudiziarie italiane non si contano le fughe di notizie. E ogni volta c’è qualcuno col ditino puntato contro i difensori. Spesso a prescindere dal reale interesse che muoverebbe il legale a dare in pasto alla stampa notizie non proprio gradite per il suo assistito. Stavolta, però, gli avvocati sono del tutto esenti da sospetti. Per il semplice fatto che loro, della richiesta di rinvio a giudizio per 75 persone in carne ossa e per una decina di società inoltrata al Gup dalla Procura di Parma, non ne sapevano proprio niente.

Interrogazione parlamentare sull’inchiesta Pasimafi

E allora chi? Provate ad immaginare. La richiesta di rinvio a giudizio è firmata dal pm, che la trasmette al Gup. Oltre a loro, ne sono a conoscenza il cancelliere del giudice per l’udienza premiare e chi ha fatto le fotocopie in procura. Gira e rigira, il cerchio degli indiziati non esce dal palazzo di Giustizia. Questo, almeno, è il convincimento del senatore Luigi Vitali, avvocato di professione, che sullo scoop della Gazzetta di Parma ha pensato bene di interrogare l’ineffabile ministro Bonafede. Semplicemente per chiedere: «Chi è stato?». Già, di chi è la manina che ha passato alla brava Georgia Azzali – è il nome della cronista – la richiesta per mandare alla sbarra i 75 dell’inchiesta Pasimafi? Ah saperlo saperlo, diceva il Nino Frassica di Quelli della notte.

Da Bonafede risposta senza senso

Ma, purtroppo per Vitali, che aveva adombrato la violazione degli articoli 323 e 648 del codice penale (abuso d’ufficio e pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale) e per i tantissimi che non ne possono più del circo mediatico-giudiziario, la sua domanda è rimasta senza risposta. Peggio: ha ricevuto una risposta senza senso sempre dall’ineffabile Bonafede. Invece di avviare un’inchiesta interna, il Guardasigilli ha chiesto informazioni proprio nel cerchio degli indiziati. E lì non hanno ravvisato nulla di irregolare trattandosi, si legge nella risposta, «di atti non coperti da segreto». Ragion per cui, chiosa da par suo Bonafede, «nessuna criticità meritevole di approfondimenti da parte di questo ministero è ravvisabile nei fatti dedotti nell’interrogazione». La risposta è datata 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. Questa volta, però, il miracolo di restituire la vista a chi l’ha perduta, non Le è riuscito.

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