2020: l’anno che verrà appeso (purtroppo) alle mosse del Pd

31 Dic 2019 11:03 - di Souad Sbai
2020

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fornito un’anticipazione del tradizionale discorso di fine anno. Il suo sarà un appello alla “coesione nazionale”. Chi meglio di lui, dalle altezze del Quirinale, può osservare l’attuale stato del paese, ridotto ormai a brandelli? Tuttavia, sembra illusorio sperare che i conflitti che continuano a lacerare nel profondo la società italiana possano attenuarsi nel 2020, ridando ossigeno a una popolazione sempre più stremata, sull’orlo di una crisi di nervi.

Se i presupposti del nuovo anno sono inscritti nell’andamento del 2019 che sta per volgere al termine, la temperatura è destinata inevitabilmente a un’ulteriore crescita, perché è così che vuole chi ha in mano il termometro della tensione: vale a dire il Pd con tutte le sue manifestazioni, dirette e indirette.

Il Pd non può infatti consentire alcun rilassamento alla mobilitazione permanente attualmente in corso, alimentata al canto di Bella Ciao con ogni mezzo e artifizio disponibile per colpire e sopraffare tutti coloro che si oppongono all’agenda politico-ideologica della sinistra. 

Tg e trasmissioni televisive, giornalisti e giornaloni, opinionisti e influencer, attori e commedianti (incluso il compagno di ritorno Beppe Grillo). Musicisti e pseudo-artisti, politicanti e portavoce più o meno forbiti. Studenti e professori, ONG e quanti strumentalizzano di professione immigrati e migranti. Islamisti e islamiste (con il velo o senza). Il popolo delle primarie, l’ultimo inganno delle Sardine e l’elenco non finisce certo qui: Tutti pronti a proseguire nel 2020 l’opera di occupazione di ogni minimo anfratto dello spazio pubblico, aria compresa. Così da dare l’impressione di essere maggioranza nel Paese mentre viene tolto il respiro alle decine di milioni di italiani che costituiscono la maggioranza vera, quella che oggi non può far altro che “resistere” in silenzio, pena la scomunica, e guarda il ritorno democratico alle urne come un miraggio lontano e molto probabilmente non risolutivo. 

Il 2020 anno di svolta: il sogno di Conte

Il premier Giuseppe Conte, il falco e uomo chiave del colpo di mano che ha dato vita all’attuale esecutivo sempre più solamente rosso, ha dichiarato nella conferenza stampa del 30 dicembre, come di consuetudine affiancato (chissà perché…) dall’addetto stampa Rocco Casalino, che non intende ritirarsi dalla politica alla scadenza del suo mandato: un modo per rassicurare sulla tenuta dell’esecutivo, traballante in superficie ma ben saldo nelle alleanze dietro le quinte, e per proiettare la sua carriera ben oltre il 2023. Si lavora già a un Conte-tris fino al 2028?

Grillo, d’altra parte, all’indomani del patto tra diavoli PD-Cinquestelle, lo aveva detto pubblicamente: “Abbiamo 10 anni davanti”, rivolgendosi ai giovani del PD. Che futuro attende l’Italia stretta nella morsa della sinistra? Il PD riuscirà a sfiancare del tutto la “resistenza” degli italiani? Quali saranno i costi in termini di “coesione nazionale”? 

Materia per il Capo dello Stato. Mattarella sembra essersi accorto che l’insistenza a dir poco aggressiva su certe narrative e modalità potrebbe avere serie conseguenze. Il presidente eserciterà allora le proprie capacità di persuasione, affinché il Pd e la sinistra si calmino, riducendo la tensione verbale e nelle piazze? Gli italiani, già alle prese con crisi di vario genere, chiedono per il 2020 una maggiore serenità. Almeno questo.

 

Commenti

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  • Rolando Possentini 31 Dicembre 2019

    Il PD un partito morto senza idee pieno di ladri e traditori alla patria!!!il futuro è la Lega,