Sardine in tonaca a cantare Bella Ciao a Messa. La intonavano i partigiani che ammazzavano i preti

27 Nov 2019 6:00 - di Francesco Storace

Non abbiamo alcun bisogno delle sardine in tonaca a cantare Bella Ciao. E’ davvero penosa la messinscena di questo Biancalani che fa il prete e non si capisce perché. La liturgia prevede canti religiosi e preghiere. E non inni e canzoni di guerra.

Ne torniamo a scrivere dopo aver letto parole importanti sull’Avvenire, che invita a non scambiare la Chiesa per la piazza. Ma la gravità dell’accaduto c’è tutta, perché questo signore non dovrebbe dire messa. Tanto è vero che grida su Facebook “Vergogna” proprio ad Avvenire (foto sopra). Biancalani non rispetta i fedeli. E costringe chi non la pensa come lui a disertare la funzione. E poco importa se la sciocchezza di Bella Ciao, in quel di Pistoia, arriva subito dopo la fine del rito. E’ una scusa infantile per mascherare un atto politico nel luogo sbagliato.

A Messa la preghiera e non Bella Ciao

Possiamo essere liberi, se credenti, di andare a messa senza essere costretti a sorbirci un comizio? Certo, c’è qualche pericoloso precedente, ma è ugualmente vergognoso e irrispettoso delle persone che in parrocchia vanno solo per pregare.

Tanto più, caro Biancalani, che di preti ammazzati da quelli che cantavano Bella Ciao ne è piena la storia, a partire proprio dalla Toscana, tristemente protagonista di episodi simili a quelli del triangolo rosso emiliano. Storie di morte all’indomani della guerra. Comunisti rossi che ammazzavano partigiani bianchi e preti. Ma lui canta Bella Ciao in spregio persino ad essi  per farsi bello con pessima pubblicità.

Non è questa la nostra Chiesa, rischieremmo di dire quasi bestemmiando. Ma qualcosa deve accadere anche da quelle parti perché simili sceneggiate sono diventate insopportabili. Ci sta che il Papa e i suoi pastori predichino accoglienza per lo straniero. Anche se pure loro dovrebbero comprendere le difficoltà dell’Italia. Ma in fondo è il loro “mestiere”. Quel che suona davvero clamoroso – anche se ahinoi non più inaspettato, purtroppo – è pretendere di mischiare fede politica e religiosa (se quest’ultima c’è ancora in tizi del genere Biancalani).

I preti ammazzati dai partigiani

Dovrebbe studiare – quell’uomo in tonaca che non riusciamo a chiamare sacerdote – la storia dei preti “sacchettati”. Si prendeva, in quel dopo 1945, un sacchetto di stoffa, lo si riempiva con qualche manciata di sabbia e poi giù – col micidiale manganello sul corpo della vittima. Non restavano lividi né segni sulla pelle e si ledevano gli organi interni senza uccidere subito. Così furono ammazzati i primi, don Luigi Grandetti (17 dicembre 1946), e l’anno successivo don Pietro Maraglia. Una dozzina i sacerdoti assassinati nella regione dove oggi predica strane cose Biancalani in quel dopoguerra insanguinato di allora.

Il sacrificio di quei religiosi è svillaneggiato a messa, quando la funzione termina e comincia il coro di Bella Ciao. E’ l’offesa peggiore a quegli uomini di fede, e si oltraggia anche Nostro Signore, che fu crocifisso non certo per far fare la resistenza a Biancalani.

Basta con queste vergogne, che pretendono di elevare a valore universale la faziosità che trova residenza persino in una parrocchia. Umilmente, lo chiediamo alla Chiesa di Roma. Bene la presa di distanza del vescovo locale, giusta la posizione di Avvenire, ma vogliamo sapere se domenica prossima i fedeli potranno andare a messa, magari senza essere accolti da Bandiera Rossa.

Commenti

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  • Vito Ignazio Fusaro 28 Novembre 2019

    Povera chiesa: in che mani è la nostra religione. Se volete vivere una santa religione andate ad ascoltare la Santa Messa il rito latino.

  • Anna Maria 28 Novembre 2019

    Ma questo pseudo prete dovrebbe essere messo in condizione di NON NUOCERE, ALTROCHÉ DIRE MESSA, questo dovrebbe essere cacciato tout court, la chiesa non è un ritrovo dove fare politica, oltretutto questo pseudo prete e’ un ignorantone, non conosce la storia, non conosce nulla, si tolga l’abito talare e torni a scuola solo così potrà colmare le sue evidenti, macroscopiche lacune!

  • Carlo Cervini 28 Novembre 2019

    Faccio anch’io come le vignette di Salvini (il gattino che mangia le sardine), mi piacciono proprio con tanta verdura e l’olio buono.

  • fabio dominicini 27 Novembre 2019

    Il tutto con la benedizione apostolica del Santo Padre.!
    L’ ho già detto e lo ripeto : questa politica papale induce i fedeli a disertare le Chiese, perlomeno quelle dove certi sacerdoti invitano i credenti a votare per i partiti di sinistra o, se tutto va bene, non per quelli del centro-destra.-

  • Marco Turolla 27 Novembre 2019

    questo articolo è la somma di ignoranza e disinformazione.
    Perché “Bella Ciao” non è MAI stata una canzone dei partigiani, basta un rapido giro in internet per accorgersene.
    Tanto meno una canzone comunista.

  • GIOVANNI 27 Novembre 2019

    Momento di grande confusione! In sostanziale assenza di sensate e forti prese di posizione delle gerarchie. La nostra fede stravolta e offesa. La dimensione soprannaturale umiliata. Il marxismo, assieme al nazismo disgrazia della storia, abbattuto dal popolo oggi santificato dal clero un tempo in prima fila a combatterlo.

  • Ettore Mosciàno 27 Novembre 2019

    NO!!! NON È QUESTA LA NOSTRA CHIESA CATTOLICA:
    questa è cianfrusaglia sporca che non ricorda i preti assassinati dai partigiani: qui l’ELENCO di centinaia di preti uccisi dai partigiani rossi. Martiri cristiani in Italia.
    Il prete con la tonaca bianca che canta in chiesa coi parrocchiani ha deviazione culturale e mentale e non ha indicazioni per lavare la sporcizia nella propria casa. I preti assassinati dai partigiani, di cui diamo l’elenco, “urlano” nello spirito e nell’anima dalle loro tombe, sulle sporche tonache rimbecillite e sul codazzo del popolino che in voce e coro le accompagna (Ettore Mosciàno)

    E’ STATA UNA MACELLERIA A CIELO APERTO DEI PARTIGIANI COMUNISTI SU ALTRI ITALIANI DI TUTTE LE ETA’ E SESSO, DALLE PERSONE PIU’ PICCOLE AI VECCHI E ALLE DONNE PICCHIATE E RASATE DEI CAPELLI, STUPRATE , POI FUCILATE E LASCIATE NEI CAMPI A MARCIRE.
    PRIMA DI ALZARE IL BRACCIO E STRINGERE IL PUGNO:LEGGETEVI UN PO’ DI STORIA ITALIANA E VERGOGNATEVI OGNI VOLTA CHE ALZATE IL BRACCIO E STRINGETE IL PUGNO CON TANTA ARROGANZA E VELLEITA’…
    Facendo un calcolo dei morti in guerra e dei morti in parrocchia viene fuori un dato pazzesco: i cappellani militari morti furono 148, i parroci italiani uccisi furono 238 (più 41 viceparroci e 129 tra seminaristi, novizi e religiosi laici). In pratica era più pericoloso stare sotto il campanile del proprio paese che stare sotto le bombe del fronte.
    L’ELENCO dei Preti assassinati, per regione. A loro va la nostra e la Vostra più viva commemorazione….con quella anche per tanti altri civili e militari che correttamente hanno preso parte alla lotta per la susseguente DEMOCRAZIA.
    Val d’Aosta
    *Padre Fernando Ferrarotti – Champorcher giugno 1944
    *Don Luigi Bordet – Hòne 5 marzo 1946
    Piemonte
    TORINO
    Don Edmondo De Amicis – Torino 27 aprile 1945
    Padre Angelico (Cesare) Romiti – Boschetto Montanaro 7 maggio 1945
    Padre Eugenio Squizzato – Corio Canadese 15-16 aprile 1944
    Don Giuseppe Amatesi – Coassolo Torinese 16 marzo 1944
    ALESSANDRIA
    Don Virginio Icardi – Squaneto 4 dicembre 1944
    Don Francesco Pellizzari – Tagliolo Monferrato 10 maggio 1945
    Don Enrico Percivalle – Variana 13 (15) marzo 1944
    ASTI
    Don Sebastiano Caviglia – Asti 27 aprile 1945
    Don Luigi Solaro – Bottigliera d’Asti 3 aprile 1945
    CUNEO
    Don Antonio Francesco Zali – Morra San Costanzo 8 giugno 1944
    BIELLA
    Don Leandro Sangiorgio – Sordevolo 30 aprile 1945
    Liguria
    GENOVA
    Don Attilio Pavese – Alpe Gorreto 6 dicembre 1944
    Don Colombo Fasce – Cesino 19 maggio 1945
    SAVONA
    Don Guido salvi – Castelvecchio di Rocca Barbena marzo 1945
    IMPERIA
    Don Antonio Padoan – Castelvittorio 8 maggio 1944
    Don Andrea Testa – Diano Borello 16 luglio 1944
    Lombardia
    Don Tullio Calcagno – Milano 29 aprile 1945
    Don Pietro Treccani – Provaglio d’Iseo (BS) 5 dicembre 1944
    Serafino Lavezzari – San Pietro Casasco (PV) 26 febbraio 1945
    Veneto
    Don Luigi Bovo – Bertipaglia di Maserà (PD) 25 dicembre 1944
    Don Vittorio Barel – Vittorio Veneto (TV) 26 ottobre 1944
    Fratel Josef Dorfmann – Posina (VI) 27 aprile 1945
    Friuli Venezia Giulia, Istria e Dalmazia
    Don Giuseppe gabbana – Trieste 3 marzo 1944
    Don Francesco Bonifacio – Villa Gardossi (TS) 11 settembre 1946
    Don Angelo Tarticchio – Villa di Rovigno (Istria) 19 settembre 1943
    Don Miroslav Bulesic – Mompaderno (Istria) 24 agosto 1947
    Don Filip Tercelj – Sturie delle Fusine (Go) 7 gennaio 1946
    Don Ludvik Sluga – Circhina (Go) 3 febbraio 1944
    Don Lado Piscanc – Circhina (Go) 3 febbraio 1944
    Fra Alessandro Sanguanini – Ranziano (Go) 12 ottobre 1944
    Don Izidor Zavadlav – Goregna di Salona d’Isonzo (Go) 15 settembre 1946
    Don Placido Sancin – San Dorligo della Valle (Ts) 14 settembre 1943
    Don Antonio Satej – San Daniele del Carso (Go) 26 settembre 1943
    Don Luigi Obit – Poggio San Valentino (Go) 5 gennaio 1944
    Don Anton Pisk – Canale d’Isonzo (Go) 28 ottobre 1944
    Don Viktor Perkan – Elsane (Istria) 9 maggio 1945
    Don Ernest Bandelj – Bria di Gorizia 30 aprile 1945
    Don Valentin Pirec – Idria della Baccia (Go) 23 dicembre 1946
    Padre Ivan Tul – Corte d’Isola (Istria) giugno 1945
    Padre Joze Bric – Montespino (Go) 21 novembre 1945
    Don Alojzij Kristan – Mune (Istria) 14 agosto 1947
    Don Giovanni Dorbolò – Sgonico (Ts) 1° maggio 1945
    Don Giovanni Tul – Trieste 1945
    Fratel Pietro Bonsembiante – Trieste 1° maggio 1945
    Don Nicola Fantela – Ragusa 25 ottobre 1944
    Don Rocco Rogosic – Bencovaz (Dalmazia) 17 maggio 1942
    Don Giovanni Manzoni – Rava (Dalmazia) 18 ottobre 1944
    Don Antonio Greskovic (Grskovic) – Lussino 3 maggio 1945
    Don Casimiro Paich – S.Giovanni di Sterna d’Istria (Go) 29 aprile 1945
    Don Domenico Benussi – Albona di Pola 4 maggio 1945
    Fra Mariano Blazic – Ragusa 25 ottobre 1944
    Padre Pietro Perich – Ragusa 25 ottobre 1944
    Don Francesco Grabegna – Losizze (Go) 26 settembre 1943
    Rodolfo Trcek – Montenero d’Idria (Go) 1° settembre 1944
    Erminio Pavinci – Chersano (Fianona) gennaio 1945
    Vladimir Vivoda – Pinguente (Istria) settembre 1944
    Bruno Fiotto – Cuscevie maggio 1945
    Alojzij Kete – Planina di Aidussina (Go) 19 febbraio 1944
    Emil Kete – Sambasso (Go) 12-13 novembre 1944
    Gino Vosilla – Fiume 1945
    Giovanni Massalin – Fiume 1945
    Don Raffaele Busi Dogali – Briboj (Croazia) 15 giugno 1942
    Don Giovanni Pettenghi – Gerovo (Croazia) 2 agosto 1942
    Padre Agostino Curcio – Dugaresa 7 agosto 1941
    Don Aurelio Diaz – Belgrado gennaio 1945
    Don Giacomo Lora – 8 settembre 1943
    Padre Simone Nardin – Abbazia di Fiume (Istria) aprile 1945
    Don Giacomo (Guido) Minghetti – Borovnica giugno 1947
    Don Hubert Leiler – Golnik 21 marzo 1942
    Don Lambert Ehrlich – Lubiana 26 maggio 1942
    Don Franc Kanduc – Logatec (Slovenia) 26 dicembre 1942
    Don Ludvik Novak – Cave Auremiane (Ts) 17 novembre 1943
    Emilia Romagna
    BOLOGNA
    Don Domenico Gianni – San Vitale di Reno 24 aprile 1945
    Don Achille Filippi – Maiola 25 luglio 1945
    Don Alfonso Reggiani – Amola di Piano 5 dicembre 1945
    Don Giuseppe Rasori – San Martino in Casola 2 luglio 1946
    Don Teobaldo Daporto – Casalfiumanese 10 settembre 1945
    Don Giuseppe Galassi – S.Lorenzo in Selva 31 maggio 1945
    Don Tiso Galletti – Spazzate Passatelli 9 maggio 1945
    Don Corrado Bortolini – Lorenzatico 13 maggio 1945
    FERRARA
    Don Raffaele Bortolini – Dosso 20 giugno 1945
    MODENA
    Don Ernesto Talè – Castelluccio di Guiglia 11 dicembre 1944
    Don Giuseppe Preci – Montalto di Contese 24 maggio 1945
    Don Giovanni Guicciardi – Lama Mocogno 10 giugno 1945
    Don Giuseppe Lendini – Crocette di Pavullo 21 luglio 1945
    Don Francesco Venturelli – Fossoli 15 gennaio 1946
    Don Giuseppe Tarozzi – Riolo di Castelfranco 26 maggio 1945
    PARMA
    Don Giuseppe Violi – S.Lucia di Medesano 31 marzo 1945
    RAVENNA
    Don Giovanni Ferruzzi – S.Maria in Fabriago 3 aprile 1945
    REGGIO EMILIA
    Don Carlo Terenziani – Ventoso di Scandiano 29 aprile 1945
    Don Luigi Manfredi – Budrio di Correggio 14 dicembre 1944
    Don Aldemiro Corsi – Grassano 21-22 settembre 1944
    Don Luigi Ilariucci – Garfagnolo 19 agosto 1944
    Don Giuseppe Jemmi – Felina 19 aprile 1945
    Don Dante Mattioli – Cogruzzo 11 aprile 1945
    Rolando Rivi – Castellarano 13 aprile 1945
    Don Umberto Pessina – Correggio 18 giugno 1946
    Don Sperindio Bolognesi – Nismozza 25 ottobre 1944
    RIMINI
    Don Federico Semprini – Rimini 27 dicembre 1943
    Toscana
    FIRENZE
    Don Adolfo Nannini – Sant’Andrea a Cercìna 30 maggio 1944
    AREZZO
    Don Emidio Spinelli – Campogialli 6 maggio 1944
    Don Giuseppe Rocco – S.Sofia in Parecchia 4 maggio 1944
    LUCCA
    Giuseppe Pierami – Piazza al Serchio 2 novembre 1944
    MASSA CARRARA
    Don Giuseppe Lorenzelli – Corvarola di Bagnone 27 febbraio 1945
    Don Sante Fontana – Comano 16 gennaio 1945
    Don Luigi Grandetti – Pieve di Offiano 31 gennaio 1947
    Don Pietro Maraglia – Cerignano 26 febbraio 1948
    Don Carlo Beghè – Novegigola 2 marzo 1945
    PISA
    Don Dolfo Dolfi – Volterra 8 settembre 1945
    Don Aladino Petri – Caprona 27 giugno 1944
    Don Ugo Bardotti – Cevoli 4 febbraio 1951
    SIENA
    Padre Crisostomo Ceraioli – Montefollonico 19 maggio 1944
    Don Duilio Bastreghi – Celiano e Capannone 3 luglio 1944
    Umbria
    Don Ferdinando Merli – Foligno (PG) 21 febbraio 1944
    Don Angelo Merlini – Fiamenga (PG) 21 febbraio 1944
    Marche
    ANCONA
    Don Gildo Vian – Bastia di Fabriano 16 luglio 1944
    Don Nazzareno Pettinelli – Santa Lucia a Ostra 11 luglio 1944
    MACERATA
    Padre Sigismondo Damiani – San Liberato 9 maggio 1944
    Don Nicola Polidori – Sefro 9 giugno 1944
    PESARO
    Don Augusto Galli – Pereto 31 maggio 1946
    Abruzzo
    Don Vincenzo d’Ovidio – Poggio Umbricchio (TE) 19 maggio 1944
    Don Gregorio Ferretti – Collevecchio (TE) 24 maggio 1944
    Lazio
    Padre Armando Messuri – Marino (Rm) 8 giugno 1944
    Calabria
    Don Gennaro Amato – Paulonia (RC) 8 marzo 1945

  • G. Stefano Mostarda 27 Novembre 2019

    Nel nostro paese il concetto di libertà e democrazia sono a senso unico, i depositari delle democrazia sono quelli di sinistra e quindi tutti quelli che non sono di sinistra sono fascisti e non hanno il diritto di parlare e ultimamente anche di votare. La nostra analisi della storia è comunisti santi e liberatori e il resto ovviamente totalitaristi e fascisti. Abbiamo impiegato 50 anni per parlare delle foibe e probabilmente ne passeranno altri 50 prima che in Italia si discuta della dichiarazione del parlamento europeo del 19 settembre scorso che ha equiparato tutti i totalitarismi del secolo scorso per gli orrendi crimini perpetrati contro l’ umanità : «vi è ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo» . A chi continua a cantare “bella ciao” indicando come baluardo della democrazia la sinistra ed il comunismo consiglio di leggersi “Alla ricerca del vero e del giusto” di Germaine Tillion e magari si potrebbe anche sperare in una analisi storica oggettiva sulle attività partigiane e sulla storia italiana dall’ avvento del fascismo fino alla fine del 1949. Se la smetteremo di continuare a vivere di stereotipi forse inizieremo a formare anche una società più consapevole e democratica non solo a slogan.

  • dalcanc 27 Novembre 2019

    Articolo equilibrato,trovo che il signor Biancalani per colpa della stampa si sia montato la testa,chi vuole aiutare i più deboli che non devono essere per forza di diverso colore di pelle ,lo fa e in silenzio ,conosco preti che in silenzio hanno fatto molto di più del siignoe Biancalani.La chiesa e le funzioni religiose non devono essere mescolate con le convinzioni e idee politiche.I partigiani in particolare in Toscana non tutti ma lacuni esaltati si sono ricoperti di delitti orrendi,chi si vuole documentare c’è tanta letturatura in merito ben documentata,Il Vescovo di Pistoia persona molto equilibrata ne ha preso le giuste distanze

  • maurizio pinna 27 Novembre 2019

    Per l’esimio prelato e per i pesci in barile diversamente comunisti.
    La Commissione statale slovena per le fosse comuni ha dichiarato che in territorio sloveno vi sono circa 600 siti in cui giacciono ancora vittime della repressione titina: in queste sepolture collettive vi sono salme di ex collaborazionisti sloveni e croati, ma probabilmente anche di centinaia di italiani. Tra costoro Angelo Adam, Ebreo, italiano di Fiume, già legionario con Gabriele d’Annunzio, poi antifascista confinato a Ventotene, dopo la caduta del fascismo e l’armistizio Angelo a 45 anni entra nella Resistenza, diventando membro del Cln cittadino.Catturato dai tedeschi e deportato a Dachau il 2 dicembre 1943, con il numero di matricola 59001, riesce miracolosamente a sopravvivere al lager.Tornato a Fiume, trova una città occupata dalle truppe di Tito, con un clima di terrore e una comunità ebraica ormai dispersa. In nome dei suoi ideali autonomisti, Adam prova a riannodare il contatto con gli amici partigiani, antifascisti e sindacalisti, tentando di mantenere un filo diretto con il vertice del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia. All’inizio di dicembre del 1945, i partigiani comunisti della Stella Rossa che operavano inquadrati nel IX Corpus lo segnalano ai militari di Tito che si recano a casa sua e lo prelevano con la forza assieme alla moglie Ernesta Stefancich, per la colpa di essere italiano e autonomista e quindi un potenziale oppositore del partito comunista jugoslavo, come tale da eliminare. Quando la figlia diciassettenne Zulema chiede alle autorità notizie sui genitori, sparisce nel nulla anche lei. I tre corpi non sono mai stati trovati. Probabilmente sono finiti in una foiba.

  • Valentino 27 Novembre 2019

    Direi poco decoroso da parte di un sacerdote che dovrebbe salvare le anime, doveva farsi pubblicita’. Spero che i fedeli desertino la parrocchia in segno di sdegno per la non credibilita’ del personaggio , detto prete. La curia cosa fa? prende le distanze troppo comodo, va sospeso. questo prete cosa sa dei partigiani, questo e’ un insulto a loro e a tutti quelli che sono morti. Papa Bergoglio nicchia invece di intervenire. Sono disgustato dalla chiesa, ci sta allontanando da essa.

  • Mauro Collavini 27 Novembre 2019

    Io non darei tanto peso a quello che fa questo prete del cavolo: Saranno i fedeli frequentatori della sua parrocchia a giudicarlo e se non andranno più a messa state certi che la curia lo sposterebbe subito in qualche altra parrocchia a vivecchiare senza poter fare danni. Che poi si canti bella ciao vabbè oggi la cantano titti, gli onesti ed i disonesti, i ladri e gli altruisti etc. etc. Personalmente sono molti anni che non vado più in chiesa, un po per le balle che raccontano, un po perchè posso incontrare Dio molto meglio all’esterno delle chiese che non all’interno.

  • Alberto Lazzari 27 Novembre 2019

    Concordo pienamente con quanto scritto